Crosetto (il Gigante buono) insulta i lillipuziani di Silvio
Anche i giganti, nella loro proverbiale bontà, s’incazzano. Giorni fa, il deputato Guido Crosetto, 120 kg distribuiti su una dorsale di due metri d’altezza, ha abbandonato il programma Omnibus, su La7. Non era adirato con gli ospiti in studio, voleva solo esprimere il disagio per l’ennesima discesa in campo di Berlusconi: «È finito il tempo in cui si possono servire due padroni, o si sta da una parte o si sta dall’altra». Scusandosi poi con la conduttrice ha aggiunto: «Me ne vado, non me la sento di continuare: siccome ho l’abitudine di dire tutto quello che penso e di dirlo magari anche in modo spiacevole, ritengo che sia giusto per me fare una riflessione perché io mi sono stufato, mi sono rotto».
Crosetto assomiglia molto al Gigante Amico dei vecchi caroselli della Ferrero, solo che stavolta è stato lui a «rompersi»: «E che ci ho scritto Jo Condor?». Gli succede spesso. Tempo fa, confidandosi con un amico giornalista, se ne uscì con questa frase, sempre a proposito del Capo: «Oggi quella testa di c... è a Milano, stasera torna e domani si dimette». Solo che l’amico mise in Rete la frase e furono c... amari.
Il gigante di Marene (provincia di Cu- neo, tra Savigliano e Cherasco) è uomo tutto d’un pezzo, non le manda a dire, cinguetta su Twitter con la determinazione di un tacchino sul tetto. Detesta l’inconcludenza di Alfano, di Tremonti dice che è un problema, invoca le dimissioni di Scajola (replica dell’interessato: «Crosetto è uno sciacallo»), vorrebbe cacciare la Minetti dalla Regione Lombardia, anche se, per questa sua crociata, è incappato nei feroci strali di Gad Lerner che gli ha dato del maramaldo: «Nella volgarità di un singolo Crosetto si riconosce la codardia di un intero branco di servitori maschi».
Da vecchio democristiano cuneese (la Granda era un feudo della Coldiretti di Paolo Bonomi) non sopporta che i molti deputati che fino a ieri tramavano nell’ombra il parricidio per assicurarsi la successione acclamino ora, come il pulcino pio, il Rieccolo.
Il dramma del Gigante Amico è il dramma stesso provato da Gulliver: accorgersi di giganteggiare solo perché gli altri sono lillipuziani, bassottini, nani.