LA LEGGE INGIUSTA CHE SCIPPA A VENEZIA IL CONTROLLO DELL’ARSENALE
Ancora su Venezia, riprendendo quanto ho scritto ieri, il colpo di grazia alla città è stato dato giovedì scorso.
In agosto il governo, grazie alla lungimiranza di un funzionario pubblico intelligente e consapevole, il direttore dell’Agenzia del Demanio, aveva varato una legge che trasferiva la proprietà dell’Arsenale alla città. L’Arsenale oggi è inaccessibile a cittadini e turisti, tranne nei mesi in cui sono aperte le mostre della Biennale e limitatamente a quelle aree. Una parte è occupata dalla Marina militare, che dalla fine della Guerra fredda di fatto non lo usa più, e una parte importante dal consorzio di imprese private che all’Arsenale lavorano per il Mose (le dighe che regoleranno l’acqua alta) e per altre loro faccende. Finora l’affitto pagato dal consorzio per le aree che occupa, poco meno di 4 milioni l’anno, affluiva al bilancio dello Stato. La buona legge di agosto lo destinava invece al recupero e alla manutenzione dell’Arsenale, compensandolo con una corrispondente riduzione nei fondi che lo Stato trasferisce alla città. Con queste ri- sorse l’Arsenale poteva risorgere.
Ma le imprese del consorzio hanno intravisto nella nuova legge un’insperata opportunità. Sono prontamente intervenute e in soli tre mesi hanno convinto il governo (o più probabilmente qualche burocrate ministeriale) a cambiare, con un decreto convertito dal Senato giovedì scorso, la legge varata ad agosto. E già che c’erano (piatto ricco, mi ci ficco) hanno fatto introdurre nel decreto una norma che azzera il loro canone d’affitto e, per non avere intralci, una seconda norma che estromette il sindaco della città da qualunque decisione riguardi l’Arsenale. E perché al decreto non venisse meno la copertura, il 70% degli incassi che finora affluivano allo Stato dai canoni d’affitto, verrà compensato da un corrispondente taglio ai trasferimenti dello Stato al Comune. Insomma, sarà il Comune di Venezia a pagare l’affitto al posto delle aziende private che diventano le vere padrone dell’Arsenale.
Chapeau!