TROPPE DISTRAZIONI ATTORNO ALL’EXPO SI DIMENTICA UNA PRIORITÀ NAZIONALE
C’è qualcosa che non torna nel dibattito attorno a Expo 2015, l’appuntamento che tutti i governi degli ultimi anni hanno definito come il più importante del decennio, l’unico che potrebbe consentire all’Italia di affacciarsi adeguatamente sul palcoscenico internazionale. All’Italia, si badi, non soltanto a Milano. Non torna, ad esempio, l’atteggiamento «distante» della politica nazionale, quasi che la manifestazione faticosamente strappata a Smirne nel 2006 fosse soltanto una partita da giocarsi all’interno della cerchia dei Navigli e non, come invece è, una vetrina planetaria per l’immagine del Paese.
Come si diceva, a parole è tutto un rassicurare, un promettere. È nei fatti, però, che si colgono quei tentennamenti che danno, anche all’estero, l’impressione opposta. L’ultimo esempio è di questi giorni. Il decreto Sviluppo al centro dello strappo del Pdl di giovedì scorso conteneva la deroga al patto di stabilità che avrebbe consentito al Comune di Milano, alla Provincia e alla Regione investimenti per 370 milioni di euro legati all’esposizione senza subire conseguenze «punitive» per i rispettivi bilanci. Come è facile intuire, si tratta di un capitolo fondamentale per gli enti territo- riali, che senza questo provvedimento dovrebbero vendere importanti quote di patrimonio. Parliamo dei pacchetti di Sea e Serravalle, per capirci, ma non solo.
L’emendamento-deroga aveva già avuto il via libera dal ministero dello Sviluppo economico. Ma quel documento non è mai arrivato al Senato: il ministero del Tesoro lo ha «sfilato» per problemi di mancata copertura finanziaria. Semplice inciampo tecnico? Si dice che domani potrebbe ricomparire nell’ambito della discussione sulla legge di stabilità. Peccato che nessuno possa affermarlo con certezza. È vero che il governo proprio in questi giorni è alle prese con seri problemi di sopravvivenza e che forse le sorti di Expo non sono considerate priorità assoluta. Ma a meno di tre anni dall’inaugurazione (maggio 2015), la macchina dell’esposizione avrebbe diritto a un po’ più di chiarezza. Per rispetto delle aziende che hanno già sottoscritto accordi per oltre 200 milioni di euro. Per rispetto dei 112 Paesi stranieri che hanno finora dato la loro adesione. E soprattutto per rispetto di chi ci lavora.