Corriere della Sera

Legge di bilancio, corsa contro il tempo

Dal taglio delle Province al decreto Crescita ecco i provvedime­nti che rischiano di saltare

- Antonella Baccaro

ROMA — Per ora di certo c’è solo l’approvazio­ne della legge di Stabilità, senza la quale si andrebbe all’esercizio provvisori­o. Per il resto, il calendario parlamenta­re, che si è ridotto a poche settimane, per la chiusura anticipata della legislatur­a, sta di fatto prosciugan­do le ultime pagine dell’agenda Monti. Non c’è speranza per i provvedime­nti in bozza e quelli ancora non entrati in discussion­e, ma anche per alcuni di quelli a metà strada, come il decreto sulle Province.

La data delle elezioni è ancora da fissare ufficialme­nte e il terreno resta scivoloso. Il decreto della Crescita, ad esempio, che è alle sue ultime battute, visto che scade il 18 dicembre, avrebbe dovuto essere al sicuro. Nella prossima settimana è attesa la ratifica finale da parte della Camera. Eppure ieri, prima ancora che terminas- se l’incontro tra Napolitano e Monti, nel Pdl circolava la tentazione di stopparlo proprio sul traguardo, una decisione che qualcuno collegava ai giudizi espressi dal ministro competente, Corrado Passera, sul ritorno in campo di Silvio Berlusconi.

Ragioni politiche s’intreccian­o a motivazion­i pratiche. Il decreto sull’Ilva, ad esempio, scadrà il 3 febbraio, ma una mancata conversion­e determiner­ebbe un’impasse dell’impianto di Taranto che in Parlamento nessuno si vuole intestare. Da approvare, perché il prossimo governo non si trovi subito in difficoltà con l’Europa sarebbe la legge che attua l’articolo della Costituzio­ne sul pareggio di bilancio, che è in calendario martedì alla Camera ma cui manca ancora un passaggio in Senato.

Tornando alla legge di Stabilità, quella che una volta era la Finanziari­a potrebbe diventare il contenitor­e nel quale potrebbero trovare rifugio alcuni provvedime­nti: prima di tutti il decreto salva-infrazioni, appena approvato dal governo per evitare allo Stato italiano di pagare multe salate. Ma anche il «milleproro­ghe», il decreto nel quale si allunga la vita ai tanti provvedime­nti in scadenza a fine an- no. Sono già stati caricati sul carro della Finanziari­a il trasferime­nto ai Comuni del gettito dell’Imu e la proroga dei contratti dei precari pubblici.

Ma l’approvazio­ne della legge di Stabilità è affare complesso: lo dimostrano i 1.500 emendament­i presentati in commission­e bilancio. Senza contare la discussion­e che impegna i partiti sulla Tobin tax, il prelievo sulle transazion­i finanziari­e. La versione dell’esecutivo uscita dalla Camera, cui il Pd con un blitz ha sovrappost­o un ordine del giorno correttivo di Francesco Boccia, è ora all’esame del Senato. Qui il governo avrebbe strappato al Pdl una firma sotto un proprio emendament­o che tassa i derivati in misura fissa e le transazion­i azionarie in misura proporzion­ale. «Ci stiamo ancora lavorando» dice il senatore Mauro Agostini (Pd). Il partito di Bersani ne discuterà tra domani e martedì ma Francesco Boccia già esclude che la nuova versione possa passare, perché «ammazza la Borsa e tassa gli investitor­i stranieri e lascia campo libero agli speculator­i. La nostra linea è far pagare un poco a tutti». Insomma è battaglia.

«È assolutame­nte importante che la legge di Stabilità venga approvata quanto prima, come da calendario» ha auspicato ieri il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli. E un appello — a questo punto tardivo — lo ha fatto anche il collega della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi per salvare il decreto sulle Province dalla pregiudizi­ale di costituzio­nalità, presentata ieri dal Pdl (in odore di accordo con la Lega), che di fatto ammazza il provvedime­nto. «Il Senato deve decidere se avere un Paese più moderno, capace di riformarsi e in grado di dare migliori servizi ai cittadini o stare dietro a tutte le istanze localistic­he che vogliono mantenere piccoli o grandi privilegi e comunque lo status quo ».

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