I genitori di Lisa: delitto annunciato
La ragazza uccisa a Udine. «L’aveva denunciato 3 volte, nessuno si è mosso»
«Tutti sapevano ma nessuno ha fatto nulla per evitare una tragedia annunciata». Il dolore e l’ira di Mariella Zanier e Maurizio Puzzoli si trasformano in un atto d’accusa. Loro sono i genitori di Lisa, 22 anni, uccisa venerdì a Villaorba di Basiliano, in provincia di Udine, dal suo ex compagno: il forlivese Vincenzo Manduca, cinque anni in più di lei. Insieme avevano avuto una bambina che ora ha due anni.
Lisa aveva paura di Vincenzo. Lo aveva denunciato tre volte, dal 2010 a oggi, per stalking e molestie. L’ultima volta, ad agosto, lei era stata nuovamente picchiata. I medici le avevano diagnosticato una sospetta frattura alle costole. Anche per questo Lisa, venerdì pomeriggio, non voleva incontrare il suo ex quando si era presentato a casa sua. Poi, però, Vincenzo l’aveva convinta a scendere in strada, dicendole di volerle consegnare un assegno per il mantenimento della bimba. Il Tribunale dei minori, infatti, aveva deciso un percorso di mediazione familiare obbligatoria. Vincenzo doveva pagare gli alimenti e poteva vedere la bimba. I precedenti litigi però preoccupavano tutti in famiglia e Luca, fratello di Lisa, non si era fidato di quella visita di Vincenzo. Lo osservava dalla finestra ma non ha potuto fare nulla perché l’uomo, in pochi secondi, ha estratto il coltello e ha colpito la madre di sua figlia.
Lisa, malgrado gli ultimi anni trascorsi a difendersi dall’ex, sul suo profilo di Facebook scriveva di aver voglia di ricominciare. «Voglio vivere la vita al meglio e me ne frego di ciò ke dicono — raccontava — vuol dire ke non hanno niente di meglio da fare. La mia vita è fatta di follia... mi diverto... mi svago... e adoro stare in compagnia!». Una vita interrotta da nove coltellate.
La famiglia di Lisa è distrutta: «Perché nessuno ha fermato prima quell’uomo?». «Non possiamo mettere la scorta a tutti — ha spiegato il procuratore di Udine, Antonio Biancardi —. L’unica misura efficace sarebbe la custodia in carcere, ma bisogna fare i conti con i poteri e i mezzi a disposizione di gip e pubblici ministeri. Al più si ottiene un divieto di avvicinamento, ma se uno vuole uccidere non basta di certo. Le vittime devono stare attente e tutelarsi. In casi del genere non bisogna avvicinarsi o comunque non è bene farlo da soli». Parole che hanno subito suscitato polemiche.
«È obbligo dello Stato proteggere le donne vittime di violenza e per questo concordo con i genitori di Lisa — dice Titti Carrano, presidente dell’associazione Donne in rete contro la violenza — quando s os t e ngono c he s ono t ut t e morti a nnunciat e . Ras hi da Manjoo, relatrice speciale dell’Onu sulla violenza contro le donne, ha detto che la nostra situazione economica non può giustificare la diminuzione di attenzione e risorse su queste tematiche».
In Italia, 7 vittime su 10 del femminicidio hanno attraversato un periodo di minacce e violenze. Il 75 per cento di loro si era rivolto alle forze dell’ordine.
Manduca era stato denuncia- to nel 2010 per la prima volta da Lisa per stalking ma il caso era stato archiviato. Il gip aveva ritenuto che non ci fossero elementi per portarlo a processo. I messaggi di Vincenzo erano «giustificati da una controversia sulla paternità — spiega Manuela Pasut, l’avvocato che ha assistito l’assassino nella causa per il riconoscimento della bambina —. Di altre accuse contro di lui non avevamo notizia».