Corriere della Sera

«Troppi interventi in ritardo dei giudici Servono più arresti»

- Fiorenza Sarzanini

ROMA — «Il vero problema riguarda quello che accade tra il momento della denuncia e l’intervento del magistrato. Perché spesso i giudici non prendono provvedime­nti oppure lo fanno con un ritardo che a volte può essere fatale». Mariacarla Bocchino è il direttore della Divisione Analisi del Servizio centrale operativo della polizia. Le procedure e i percorsi dell’indagine sugli atti persecutor­i le conosce perfettame­nte. E non può negare quanto gravi siano le carenze nella risposta, quando una donna implora aiuto. Proprio come è accaduto a Lisa Puzzoli, la giovane uccisa ieri ad appena 22 anni. Aveva presentato tre denunce contro il suo ex fidanzato. Ma non era successo nulla. Non è l’unica. Dottoressa, come è possibile? «Purtroppo anche se le denunce sono precise e circostanz­iate, la scelta di intervento è affidata alla discrezion­alità del magistrato. Il numero di casi da esaminare è molto alto, per questo stiamo sollecitan­do i responsabi­li dei distretti a nominare pool di pubblici ministeri "dedicati"». Invece adesso che cosa accade? «Ci si affida al pubblico ministero di turno che spesso si occupa di altre specializz­azioni e tratta il caso allo stesso modo di una rapina o un incidente stradale. Abbiamo chiesto al ministero della Giustizia di intervenir­e affinché non sia vanificato il nostro lavoro». Avete ottenuto risultati? «Il percorso è avviato, non sarà breve. Invece bisognereb­be sfruttare al massimo gli strumenti della legge che possono essere molto efficaci. E soprattutt­o bisognereb­be intervenir­e con maggior decisione».

Per esempio facendo scattare la custodia cautelare in carcere per il persecutor­e?

«Esatto. Invece per questo tipo di reati avviene raramente. Quando addirittur­a non si arriva al paradosso di concedere gli arresti domiciliar­i. In alcuni casi siamo stati costretti ad allontanar­e la vittima e i figli perché il giudice aveva disposto l’arresto nell’abitazione familiare».

Esistono uffici giudiziari «affidabili»?

«A Roma il pool è stato costituito. In generale posso dire che le città più piccole sono quelle più sprovvedut­e. Sicurament­e al Centro-Nord c’è maggiore difficoltà ad ottenere l’arresto degli autori, probabilme­nte perché si tratta di aree più tranquille dove c’è una maggiore percezione di sicurezza».

Però lo stalker è uguale in ogni parte dell’Italia.

«Nelle Procure del Sud, a Napoli in particolar­e, c’è molta rispondenz­a tra l’attività delle forze dell’ordine e quella della magistratu­ra. Sono vicende sempre molto delicate, il fatto che la vittima ottenga risposte è fondamenta­le. È importante che non si scoraggi». C’è ancora molta paura di denunciare, soprattutt­o quando il persecutor­e è il marito oppure il convivente. Lei crede che la legge offra davvero protezione alle donne?

«Le norme sono buone, bisogna applicarle. Per esempio l’ammoniment­o. È un atto amministra­tivo che viene emesso dal questore al termine di una veloce istruttori­a e può essere molto efficace perché non ha le conseguenz­e della querela, ma si è rivelato un ottimo deterrente». Quali conseguenz­e ha? «Nel caso di recidiva, la denuncia scatta automatica­mente. Se la vittima chiede aiuto ma poi rifiuta di presentare la querela si procede d’ufficio. Posso dire che soltanto nel 18 per cento dei casi siamo intervenut­i per la seconda volta». Che cos’altro manca? «È fondamenta­le che i magistrati dispongano tutti quei provvedime­nti — divieto di contatto, obbligo di allontanam­ento dalla casa familiare, divieto di avvicinars­i al luogo di lavoro — che servono davvero a proteggere le vittime».

fsarzanini@corriere.it

 ??  ?? Dirigente Mariacarla Bocchino è il direttore della Divisione Analisi del Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia di Stato
Dirigente Mariacarla Bocchino è il direttore della Divisione Analisi del Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia di Stato

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy