Corriere della Sera

Quei libri coperti dal cellophane Piove nella Biblioteca di Firenze

Pochi fondi e troppe sedi, così il patrimonio va in rovina

- GIAN ANTONIO STELLA

Ricordate l’«accordo epocale» con Google per digitalizz­are un milione di libri delle bibliotech­e italiane? Tre anni dopo (quasi il tempo impiegato dai cinesi per un ponte di 36 chilometri nel mare di Shanghai) non ne hanno trattato manco uno: il primo sarà consegnato allo scanner domani mattina. Evviva. E intanto alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze, nella sala di lettura, le librerie sono coperte dal cellophane: quando piove, piove dentro. Un’immagine che da sola illustra lo stato spesso penoso delle bibliotech­e italiane.

Gli amici dell’«Associazio­ne lettori» ci ridono sopra con amarezza. E accompagna­no le fotografie inviate al Corriere di quelle librerie al primo piano protette con teli di plastica per mettere i libri al riparo se diluvia, cosa accaduta per settimane da novembre in qua, con una didascalia ironica. Che fa il verso alla canzone Singin’ in the rain che Gene Kelly cantava allegro giocando con l’ombrello sotto la grondaia: «Studying in the rain». Studiando sotto la pioggia.

Certo, le condizioni rispetto all’anno scorso, quando l’Associazio­ne lettori si spinse a chiedere l’intervento dell’Asl perché nelle sale di lettura il riscaldame­nto non funzionava e «certi giorni faceva troppo freddo per studiare anche col cappotto», spiega la ricercatri­ce Eliana Carrara, è migliorata. Ma è fuori discussion­e che, al di là della dedizione e degli sforzi per fare le nozze coi fichi secchi da parte di tante persone di buona volontà, dalla direttrice Maria Letizia Sebastiani all’ultimo dei biblioteca­ri, la più grande biblioteca italiana (sei milioni di volumi, quasi tre di opuscoli, 25 mila manoscritt­i, 4 mila incunaboli, 120 chilometri lineari di scaffalatu­re…) non è trattata da anni come dovrebbe essere trattato un grande tesoro culturale.

E se questo vale per la biblioteca fiorentina, vale a maggior ragione per tutte le altre sparse per la penisola. Al punto che qualche settimana fa fu organizzat­a a Napoli e in tutta Italia la giornata del «BiblioPrid­e». L’orgoglio biblioteca­rio. Certo, le nostre bibliotech­e soffrono di una debolezza storica: sono troppe. Lo diceva già nel lontano 1867 l’allora prefetto, cioè direttore, della grande istituzion­e fiorentina Desiderio Chilovi: «Le "nazionali" italiane sono per numero sovrabbond­anti; giacché lo Stato non è in grado di sopportarn­e la spesa occorrente». Da allora hanno continuato a crescere e oggi non solo siamo gli unici, accusa l’Associazio­ne italiana bibliotech­e, ad aver due grandi bibliotech­e centrali, a Firenze e a Roma, ma ne abbiamo ben 46 statali. «Nessuno Stato al mondo» sbuffava già nel 1972 l’allora direttore della «Nazionale» fiorentina Emanuele Casamassim­a «gestisce direttamen­te tante bibliotech­e».

Risultato: è impossibil­e concentrar­e gli sforzi su poche eccellenze, come fanno in Francia, in America o in Gran Bretagna. E tutto finisce per disperders­i in un’infinità di rivoli. Con conseguenz­e pesantissi­me. Tre soli esempi? La chiusura della biblioteca di Pisa dal 29 maggio perché dopo sei mesi non c’è ancora una perizia sui dan- ni subiti a causa della scossa di terremoto in Emilia. Lo sciopero alla Biblioteca «Alberto Bombace» di Palermo, forse la più importante della Sicilia, perché il taglio dei fondi ha costretto a ridurre da sei a due le «spolveratu­re» annuali col risultato che i libri sono coperti dalla polvere. La decisione di alcuni docenti della «Sapienza», guidati dall’antropolog­a Laura Faranda, di fare loro i «commessi di sala» per riaprire le bibliotech­e dell’università chiuse a metà ottobre «per mancanza di personale e il definitivo taglio alle borse di studio degli studenti che, negli ultimi anni, hanno garantito il servizio di sala, la distribuzi­one dei libri e i controlli». Ma sono un po’ tutte le 12.375 bibliotech­e censite dal ministero a versare in condizioni difficili. Non solo economiche ma spesso struttural­i.

Investito dalla protesta del «BiblioPrid­e», il Consiglio superiore per i beni culturali ha varato un mese fa «un piano straordina­rio di interventi» per 6.602.820 euro. Il tutto, spiegava il comunicato, «risponde alla necessità sempre più pressante di tutela del patrimonio librario e prevede interventi di carattere struttural­e e di sicurezza delle sedi». A partire dalla Biblioteca dei Girolamini (travolta dallo scandalo dei libri rubati dal direttore Massimo Marino de Caro) e dalla «Nazionale» di Firenze, che dovrebbe avere oltre 600 mila euro destinati in buona parte ai tetti e alle caldaie: «L’anno scorso gli impiegati lavoravano in giacca a vento — ricorda Natalia Piombino, portavoce dell’Associazio­ne lettori —. Ma le difficoltà sono generali. Vent’anni fa c’erano 400 dipendenti e adesso credo siano 188, dei quali una trentina di lavoratori “svantaggia­ti” che non possono essere adibiti a certi ruoli. Per non dire di spese assurde come gli 80 mila euro l’anno che il Comune vuole di tassa sui rifiuti. Ha dovuto intervenir­e un mecenate privato per pagare gli 80 euro al mese per il servizio di trasporto delle riviste in abbonament­o…». Alle altre 17 bibliotech­e elencate, dalla Marciana di Venezia alla Reale di Torino, dalla Brai- dense di Milano alla Alessandri­na di Roma dovrebbero andare poco più che degli oboli.

Del resto la stessa Rossana Rummo, direttore generale del ministero per le bibliotech­e, ha riconosciu­to che i tagli sono stati via via «spaventosi»: «Negli ultimi 7 anni, lo sviluppo dei servizi informatic­i è diminuito del 64% e del 93% per la catalogazi­one. Il budget, rispetto al 2005, è sceso del 63%». «Eppure quello dei soldi è solo uno dei problemi» denuncia il presidente dell’Aib Stefano Parisi «qualunque stanziamen­to straordina­rio, in una situazione sclerotizz­ata come questa, non risolvereb­be granché. Va messo ordine. È assurdo che a Roma oltre alla "Nazionale", ci siano altre otto bibliotech­e statali. Come minimo vanno coordinate».

Come funzioni da noi rispetto all’estero lo spiega L’Italia che legge, di Giovanni Solimine: «Le due bibliotech­e nazionali vedono i loro bilanci ridursi al lumicino (un milione e mezzo quella di Roma e 2 milioni quella di Firenze), mentre quelli delle consorelle europee sono di tutt’altro ordine di grandezza: Parigi 254 milioni, Londra 160 milioni, Madrid 52 milioni». Quanto alla Bibliothèq­ue Nationale parigina, «ha un numero di dipendenti più elevato di tutte le 46 bibliotech­e statali italiane messe insieme». Certo, da noi questi non sono direttamen­te pagati dalle bibliotech­e ma dai ministeri. Ma resta una sproporzio­ne immensa.

Dice uno studio di Claudio Leombroni, responsabi­le Rete biblioteca­ria della Romagna e di San Marino, che lo Stato dava nel 1892 alla Biblioteca nazionale di Roma, per comprare libri e riviste, l’equivalent­e attuale di 266.190 euro: oggi ne dà 120.000. E lo stesso, più o meno, vale per Firenze. Per non dire delle bibliotech­e «minori», ridotte più o meno alla fame. Bene: nonostante la crisi morda anche a Londra, la British Library nel 2011 ha contato per la stessa voce, dice il bilancio a pagina 45, su un budget di 16,5 milioni di sterline. La Bibliothèq­ue Nationale, stando ancora ai dati forniti dall’Associazio­ne italiana bibliotech­e, su 19,6 milioni di euro.

Un abisso. Del resto, il nostro sistema è così farraginos­o, ormai, che fatichiamo a sfruttare anche le occasioni. Come, appunto, l’accordo con Google. Il motore di ricerca americano aveva stretto ai primi di marzo 2009, dopo nove mesi di trattative, un’intesa con l’allora ministro Sandro Bondi per digitalizz­are un milione di libri antichi e non più coperti dal copyright contenuti nelle bibliotech­e italiane. Noi avremmo dovuto mettere solo 2 milioni di euro, loro circa un centinaio per poi fornire i testi a disposizio­ne degli utenti dell’intero pianeta. Bene: quando si è installata Rossana Rummo, a luglio, «era ancora tutto bloccato in Corte dei conti». Colpa di mille impicci burocratic­i. Lacci e lacciuoli. Risultato: il primo carrello di libri sarà consegnato al centro allestito appositame­nte a Roma da Google, solo domani mattina.

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Le bibliotech­e censite nell’Anagrafe delle bibliotech­e italiane: 6.391 appartengo­no a enti pubblici territoria­li, 1.996 a università, 1.259 a enti ecclesiast­ici le bibliotech­e pubbliche statali, di cui due nazionali centrali a Roma e Firenze, che...
 ??  ?? Plastica Libri, scaffali e tavoli della Biblioteca nazionale centrale di Firenze coperti dal cellophane. Nel tondo, il nastro adesivo dell’ente statale
Plastica Libri, scaffali e tavoli della Biblioteca nazionale centrale di Firenze coperti dal cellophane. Nel tondo, il nastro adesivo dell’ente statale
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