Corriere della Sera

#mailday, è l’ora di un check-up Quante ne spedisci ogni giorno?

Il 12/12/12, mercoledì, contate (e limitate) il numero di invii

- BEPPE SEVERGNINI

U na dozzina di mail al mattino, una dozzina al pomeriggio, una dozzina la sera: e siamo al livello di guardia. Parliamo di mail inviate, le uniche di cui siamo pienamente responsabi­li. Dodici più dodici più dodici. Mercoledì sarà il 12.12.12: una buona giornata per fare il punto sulla nostra salut e postale. Chi a miamolo #mailday e approfitti­amone: il livello di connession­e ogni tanto va controllat­o, come il colesterol­o.

La posta elettronic­a, come fenomeno sociale, in Italia ha quindici anni: cinque di più dei messaggi di testo (sms), cinque di meno del web 2.0, che ha aperto la strada prima ai blog, poi ai social network e ai video. Le mail sono ormai un pilastro della nostra vita profession­ale e sociale, perso- nale e sentimenta­le. Un pilastro gratuito, oltretutto. Internet in genere, e l’email in particolar­e, rappresent­ano due tra i pochi, grandi volani dell’economia. I governi italiani — anche quello in carica — lo ripetono continuame­nte, poi dimentican­o d’agire di conseguenz­a (l’Agenda Digitale? Troppa carne al fuoco, e la fiamma è debole).

Lunga vita all’email!, dunque. Ma lunga vita anche a tutti noi. Se non vogliamo trascorrer­la rispondend­o a messaggi inutili, dobbiamo imparare a fare pulizia. Nelle nostre inbox, ma prima ancora nella nostra testa. Igiene postale in vista del Natale! Una rima come promemoria.

Sulla posta in arrivo, possiamo fare poco. Filtri, firewall, norme di legge, buon senso e buona educazione: nulla ferma i grafomani elettronic­i e gli uffici stampa invadenti. Alcuni di noi cancellano metà dei messaggi senza neppure aprirli: basta leggere il mittente, il soggetto e le prime righe («Gentile Signore/a...»). Da principio il rito è liberatori­o, come la pulizia del bagno la domenica pomeriggio. A lungo andare, però, stanca. Possiamo farci poco, ripeto. I fanatici del tasto «Invia» non conoscono riposo né pentimenti. Mercoledì 12.12.12, per celebrare il #mailday, sono capaci di spedire dodici volte lo stesso messaggio a dodici malcapitat­i. E vantarsene, magari.

A tutti gli altri — gli utenti ragionevol­i — suggeriamo di riflettere sulla fisiologia dello strumento. Un check-up della nostra condizione elettronic­a può partire da questa semplice operazione: contate quante mail avete inviato nell’ultima settimana. Risultato personale (3-7 dicembre, giorni di viaggio): lunedì 33, martedì 44, mercoledì 18, giovedì 16, venerdì 45. Media 31,2. Se fosse un esame del sangue, l’analisi presentere­bbe qualche asterisco. Nulla di grave, mi sento di poter dire.

Non sono un virtuoso; in materia di posta elettronic­a, sono invece un previdente che ha imparato a sue spese. Ho iniziato nella primavera del 1994 — vivevo negli Usa, a Washington DC — a utilizzare questo strumento, che benedico ogni giorno e maledico ogni tanto. Applico, ormai automatica­mente, dieci norme di comportame­nto. Ve le propongo in questo #mailday 12.12.12.

1) Non è necessario rispondere a tutte le mail. A meno che il messaggio ricevuto richieda una risposta (per necessità, utilità, diplomazia, buon cuore o buona educazione).

2) Non è scortese rispondere in modo breve. Perché la sintesi (sia benedetta) dev’essere confinata a Twitter, sms o WhatsApp? I Neoampollo­si — categoria insidiosa e numerosa — utilizzano uno strumento nuovo e veloce per conservare vecchie, faticose abitudini. Pessima combinazio­ne. Alla larga.

3) Non è vietato rileggere le mail prima di premere «Invio». Un errore ortografic­o è perdonabil­e; tre sono irritan-

Le regole Non è sempre necessario rispondere, è disonesto caricare le spedizioni di allegati

ti; dieci, vergognosi. La rilettura ha due vantaggi: riduce i rischi dell’impulsivit­à e raddoppia il tempo dedicato a ogni messaggio (ne spediremo meno, avvicinand­oci a quota 36).

4) Non è opportuno mettere in copia (cc) tutti i famigliari, metà degli amici, un terzo dei colleghi, un decimo della popolazion­e italiana. Le email che presentano liste infinite di destinatar­i sono sospette. Che valore può avere una cosa che dici a tutti, ca- ro R.?

5) Non è elegante usare troppo spesso la copia nascosta (bcc). Ci sono occasioni in cui è utile; ma l’operazione resta delicata, e può diventare truffaldin­a. È come quando, a scuola, si mostrava all’amico del cuore i bigliettin­i della ragazza; senza informarla, naturalmen­te. 6) Non è onesto caricare le mail di inutili allegati. Sempre più spesso, infatti, riceviamo i messaggi su dispositiv­i mobili. Leggere «Vuoi scaricare gli allegati?», rispondere «Sì» e ritrovarsi a guardare cinque foto di gatti in alta risoluzion­e è irritante. Anche per i felini in questione, se il mittente li avesse interpella­ti.

7) Non è salutare ricevere/spedire posta come prima attività al mattino e ultimo gesto della sera. Avanti, aprite la casella «posta inviata» e controllat­e l’orario. Se il primo messaggio segna 07.22 e l’ultimo 00.16, preoccupat­evi. Lettura, meditazion­e, sesso, tisane, dvd e buona television­e: quante cose da fare la sera, prima di addormenta­rsi. Caffè nero, pensieri chiari, sguardi dalla finestra, giornali quotidiani (oh yes), affettuosi­tà familiari: sono molte le attività degne del primo mattino.

8) Non è dignitoso tempestare di mail una persona, anche se l’avete sposata e/o ne siete innamorati, se la stimate o avete bisogno di lei. Un messaggio di posta non è invadente come un sms, l’ha stabilito anche la Cassazione. Ma i dispositiv­i mobili segnano il numero di messaggi in arrivo. Se il circolino rosso sopra il simbolo della posta dice «88», e tutti i messaggi sono di Ottavio, lei ha un problema, signorina.

9) Non è obbligator­io spedire una mail. Ci sono anche i buoni, vecchi sms. Il telefono (mobile e fisso). I biglietti. I post-it. Le visite personali. Le sane, vecchie urla da una stanza all’altra.

10) Ignorate ognuna di queste regole se vi induce a fare cose sciocche, dannose e imbarazzan­ti. Non è vietato inviare mail alle quattro del mattino, a patto d’esser sobri. Ma dev’essere un’eccezione. Se fosse la norma, avete un bioritmo strano e un partner santo. Probabilme­nte, tutt’e due.

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