Corriere della Sera

« Trenta ore a Milano: cinque in scena e ho anche allattato»

Annette Dasch: non lascio la mia bambina

- Giuseppina Manin

MILANO — «È stata una serata incredibil­e. Come Elsa anch’io ho avuto l’impression­e di vivere dentro un sogno, una visione...». Al telefono da Berlino la voce di Annette Dasch lascia trapelare l’emozione non ancora smaltita di quella prima di Lohengrin di cui lei è diventata, all’ultimo minuto, l’applauditi­ssima protagonis­ta. Arrivata come sostituta della sostituta (dopo Anja Harteros anche Ann Petersen si era ammalata) la soprano tedesca si è ritrovata subito promossa a superstar della lirica. L’altra sera alla Scala tutti pazzi per Annette. Ma lei, incassati gli applausi, si è infilata i jeans, avvolta nel giubbotto, una mano a reggere la sua bimba di dieci mesi, Fanny, l’altra un gigantesco mazzo di fiori, e si è fiondata dritta a letto, dando forfait alla cena di gala.

Solo 30 ore a Milano, di cui cinque in scena per la «prima». E all’alba di nuovo a Berlino. E alla sera di nuovo in teatro, alla Staatsoper, per cantare «La finta giardinier­a» di Mozart. Ma come fa, Annette?

«No lo so neanche io... Credo sia la musica a darmi tutta questa energia. La musica è la mia vita. Come lo è mia figlia. Non potrei mai rinunciare a nessuna delle due».

Così, quando l’altra sera è partita nella notte in soccorso alla Scala, si è portata dietro anche Fanny.

«Non mi separo mai da lei. A Berlino mia mamma me la porta sempre in teatro così che, tra un atto e l’altro, posso allattarla in camerino. A Milano è successo lo stesso. Per fortuna Fanny è una bambina tranquilla e socievole. Sembra che i teatri le piacciano. Avendo come genitori due cantanti (suo marito, Daniel Schmutzhar­d, è baritono, ndr) si diverte molto a sentirci provare. Più di tutto le piacciono i "Winterreis­e" di Schubert. Quando il papà canta quei lieder Fanny gorgheggia con lui».

Ed era con la sua famiglia l’altra sera a Francofort­e, quando è arrivata la telefonata della Scala.

«Daniel è di scena lì con "Le nozze di Figaro" nel ruolo del Conte. Lui non ha esitato, mi ha detto: vai e canta». E lei cosa si è detta? «Che faccio domani sera? Me ne sto tranquilla a casa o mi butto? Ho scelto di buttarmi». Con quanto batticuore? «Ho cercato di non pensare trop- po all’evento in sé. A tutte le leggende che si fanno sulla prima della Scala. Ho cacciato via pensieri come: Dio mio, tra poche ore sarò lì, protagonis­ta di un’opera senza aver mai provato… Mi sono solo concentrat­a sull’idea di fare la cosa giusta. Di dare comunque il mio meglio».

Che impression­e ha avuto della serata scaligera?

«Mi ha molto colpi- ta. L’atmosfera è davvero speciale, quei fiori, quei profumi, quel pubblico elegante… Tutto molto diverso da Berlino».

Ma come ha fatto a entrare in poche ore nella pelle di un personaggi­o complesso come l’Elsa ideata da Claus Guth?

«Elsa è un ruolo che conosco bene, l’ho cantato più volte. Certo, Guth ne dà una lettura molto speciale. Ma con Claus avevo già lavorato altre volte. L’anno scorso a Salisbur- go sono stata Donna Anna nel suo "Don Giovanni". So come la pensa, il suo andare a frugare nelle pieghe dell’inconscio mi è ben noto. Non abbiamo fatica a intenderci. Alle 9 del mattino, durante la prova costumi, lui era già lì a spiegarmi la sua interpreta­zione. Poco dopo siamo andati in palcosceni­co, dove mi ha spiegato ogni movimento e ogni gesto. Forse a memorizzar­e tutto in fretta mi ha aiutato anche l’adrenalina... E il sapere che in buca c’era Daniel Barenboim. Mi ha guardata e mi ha promesso: ti seguirò in ogni istante. Lo conosco bene, mi sono affidata totalmente a lui». E con Kaufmann? «Jonas è un vecchio amico. Il grande vantaggio è che avevamo già cantato insieme nel "Lohengrin" di Bayreuth. E a Monaco siamo stati Pamino e Pamina nel "Flauto magico" di Mozart. La stampa tedesca ormai ci chiama la coppia più bella della lirica».

Insomma in poche ore è successo il miracolo. Lei si è ritrovata una star.

«No, non credo proprio di esserlo. E comunque non ho mai pensato di accettare per fare il "colpo" della mia carriera. Sono venuta alla Scala solo per solidariet­à. Per aiutare degli amici in un momento difficile. E adesso auguro ad Anja Harteros, che ha provato per tante settimane, di poter riprendere al più presto il ruolo».

Comunque è la seconda volta che lei arriva alla Scala per salvare una situazione. L’altra fu per il "Don Giovanni" diretto da Dudamel, quando sostituì Monica Bacelli nel ruolo di Donna Elvira.

«Adesso però mi piacerebbe tornarci invitata come titolare… Invista non c’è ancora niente. Ma chissà…».

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Acclamata Annette Dasch, 36 anni, incassa gli applausi del pubblico della Scala
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