Il dramma della «seconda»
Il fato, quello che può cambiare il corso di una vita e di una carriera, ha bussato nel giro di due giorni alla porta del soprano danese Ann Petersen, lasciandola tramortita. La prima volta il destino si è presentato con volto amico, proiettando Ann nell’olimpo delle voci, a giocarsi l’occasione di una vita, quella di poter cantare il 7 dicembre alla prima della Scala con risonanza mediatica internazionale. In zona cesarini, a tre giorni dal debutto, Ann era stata chiamata a sostituire il soprano Anja Harteros, titolare del ruolo di Elsa nel Lohengrin scaligero, colpita da un’influenza di stagione. Ma la stella della povera Ann ha brillato una sola sera, quella del 4 dicembre, quando ha cantato con soddisfazione nella cosiddetta primina, anteprima riservata agli under 30. Il giorno dopo il destino, quello che poteva accendere i riflettori sulle capacità di Ann, si è ripresentato la seconda volta con volto nemico, palesandosi sotto forma di virus e colpendo anche lei — la sostituta — alla gola, come già aveva colpito il soprano titolare. I riflettori si sono spenti per Ann velocemente come si erano accesi, non c’è più stata per lei la grande occasione da provare a cogliere in palcoscenico, ma solo il dramma personale della sostituta che non riesce neppure a giocarsela la sua occasione, consumato in solitudine fra delusione e antibiotici. Una frustrazione forse peggiore di quella di sbagliare un acuto. Diversa, diversissima, fu la vicenda di un’altra sostituta a sorpresa, il soprano Anita Cerquetti, tanto più che quella volta si trattava di un rimpiazzo davvero eclatante, e consumato in un clima da melodramma: il 2 gennaio 1958 la divina Maria Callas doveva cantare a Roma la Norma di Bellini davanti all’allora presidente Giovanni Gronchi, ma si rifiutò di arrivare alla fine del primo atto, accusando afonie intermittenti e invocando una sostituta. Che quella sera non si trovò, ma che fu trovata il giorno seguente, chiamando da Napoli Anita che cantò Norma con voce «grandiosa». Audace Anita, ma anche più fortunata di Ann, perché lei aveva potuto giocarla fino in fondo, la sua occasione.