Corriere della Sera

Juve i Conte tornano

Ai tifosi che lo acclamano: «Sono sempre stato libero, nelle mie idee»

- Roberto Perrone

PALERMO — L’emozione non ha voce. Come sarà quella di Antonio Conte oggi verso le 17? C’è attesa nell’aria fredda e piovosa, l’inverno è arrivato anche qui, con vento, pioggia e grandine che ticchetta sui vetri. La Juventus è silenziosa. Beppe Marotta arringa i tifosi, ma niente allenatore, perché Antonio vuole indossare il cilicio fino all’ultimo. E poi Madama tace da un bel po’. La conferenza stampa della vigilia (a parte quelle di Champions League perché l’Uefa s’innervosis­ce, mentre Lega e Federcalci­o non contano nulla) non va in scena dal 30 ottobre, prima del turno infrasetti­manale con il Bologna. L’incontro precedente di Angelo Alessio con i giornalist­i, nel ventre del Massimino di Catania, era finito «a schifio», una specie di Ordalia scatenata dagli errori del gruppo arbitrale e aizzata dallo sfogo del presidente Pulvirenti che, come un profeta Maya, aveva annunciato «la morte del calcio».

Era una settimana piena, quella, con il Bologna in mezzo e l’Inter alla fine. Il club temeva che si sarebbe finito per parlare solo di fuorigioco ed errori arbitrali. Poi ci hanno preso gusto. Visti anche i cloni di Conte, nessuno ha protestato più di tanto. Ma neanche la «scarcerazi­one» del tecnico, però, ha prodotto cambiament­i. Oggi l’allenatore che pensa al pallone 25 ore al giorno, siederà di nuovo su una panchina (vera). Il box con i vetri fumé dello Juventus Stadium forse verrà smontato e diventerà un monumento con questa epigrafe « Da qui Antonio Conte ha guidato la Juve al primo posto in classifica e agli ottavi di Champions». Con lui torna libero anche Fabio Paratici, come sottolinea con ironia la supertifos­a Evelina Christilli­n, nel suo blog sull’Huffington Post: «Bentornato, Mister, sperando che recuperi la voce e la serenità, che Fabio Paratici non rischi più le coronarie e un’astronomic­a bolletta del telefono, e che Maurizio Croz- za continui a imitarti per sempre. Sghiacciat­o, però».

Il ritorno è «agghiaccia­nte» per il clima. Conte, notoriamen­te scaramanti­co (sebbene lo neghi: «non è vero ma ci credo»), non ha voluto interrompe­re la tradizione che, nell’ultimo mese, malgrado qualche sbandament­o, gli ha restituito una Juventus in piena corsa. Il viaggio verso Palermo, per lui, non è stato diverso dagli altri. Ha scherzato sull’aereo, ha parlato con Marotta, ha pensato alla partita. A mezzanotte si è esaurita la squalifica di 4 mesi (con la riduzione del Tnas dagli originari 10), ma niente brindisi, niente feste, neanche con i tifosi che hanno circ ondato di affetto l ’ hot e l bianconero e, prima ancora, il centro tecnico di Vinovo. Striscione al di là dei cancel- li: «Dopo l’ingiustizi­a subita, finalmente in panchina. Antonio, sempre Con-te». Sulla rete il tifo è in fibrillazi­one, migliaia i messaggi su #Conteallar­ovescia. Ce n’è anche uno di Andrea Barzagli, su Twitter, che ringrazia Carrera e Alessio. Però il difensore bianconero non ha un profilo, comunica la società. Ma la gente non ha niente di meglio da fare? A chi gli diceva «compliment­i, sei un uomo libero», Conte ha replicato: «Lo sono sempre stato, nelle mie idee». La libertà di pensiero è sempre la più forte e dentro di sé sarà sempre convinto di aver subito un torto. Ma ora recupera anche quella di azione, proprio a Palermo, la città e lo stadio del sorpasso sul Milan, Sabato Santo, 7 aprile 2012: la sorpresa-scudetto nell’uovo di Pasqua bianconero. Palermo l’ospitale, dove il tifo juventino è caldo e scatenato tanto che, in quella primavera piovosa, per entrare nell’hotel della squadra alcuni tifosi tentarono addirittur­a lo sbarco via mare.

L’esilio di Antonio Conte è cominciato a Salerno, il 4 agosto. Lui e il suo vice Alessio non andarono in panchina nell’amichevole Juventus-Malaga (2-0) dopo le indiscrezi­oni sulla squalifica che sarebbe puntualmen­te arrivata. Una sorta di protesta per una condanna rivelata prima del tempo. A Pechino, 11 agosto, nella Supercoppa Italiana, Conte ha cominciato a scontare la pena vera e propria. Ventidue partite dopo ritrova la Juve. Anche se non parla, la sua emozione ha voce, eccome.

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(Photoviews) Ritorno Antonio Conte, 43 anni, allena la Juventus dal 2011

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