Il sogno Balotelli è già finito «Costa troppo, non si può fare»
MILANO — «Sono convocato anch’io e torno in ritiro per forza». Il rito scaramantico prosegue, così Silvio Berlusconi, rigorosamente in elicottero, si è presentato a Milanello per la quarta vigilia di campionato, quella di Torino, sponda granata.
Aveva già timbrato il cartellino prima della trasferta di Napoli (2-2 in rimonta), della partitissima con la Juve (1-0 con rigore risultato fasullo alla prova delle moviole) e della gara di Catania (netto successo per 3-1). A onor del vero il presidente era atterrato nel college rossonero anche martedì poco prima della sfida di Champions con lo Zenit di Spalletti ma avendo scelto di rinunciare al rituale della vigilia, ecco che, puntuale, è arrivata una sconfitta («Ma la squadra ha svolto un ottimo gioco: gli ospiti hanno segnato nell’unica occasione favorevole»).
Lungo pranzo in compagnia di Galliani e Allegri (allenamento di rifinitura diretto da Tassotti) in quella che ormai è diventa- ta la seduta settimanale del Comitato di Salute Pubblica rossonero, l’arringa ai giocatori prima della messa in moto del bus sociale e, in precedenza, esternazioni in chiave soprattutto politica concesse alle truppe cammellate dei media. Calcistica- mente parlando il sabato presidenziale si è limitato alle briciole anche se poi, a ben vedere, ha lasciato il segno. Da ieri infatti SuperMario Balotelli è un sogno congelato. Cioè resta un sogno. «È stata interpretata male una mia frase — ha chiosato l’ex premier —. Io ho detto che non sogno queste cose di notte e invece è uscito che io sogno Balotelli di notte. Non c’è una t r a t t a t i va i n corso, assolutamente. Queste cose non si possono più fare». È stata invece sufficiente una battuta per liquidare l’ennesima richiesta di chiarimenti su Pato: «Quando rivedremo il vero Pato?». «Ce lo domandiamo tutti, se lo domanda anche lui. Ogni mattina si guarda allo specchio e si chiede: ‘‘Chi sei tu?’’. Sto seguendo la situazione con preoccupazione».
Prima dell’avvento presidenziale il cerimoniale aveva programmato la conferenza stampa di Allegri senza però prevederne la sconfortante sciatteria. Domanda: «Con chi ha intenzione di sostituire i tre assenti: Montolivo, Boateng e Constant?». Risposta: «Con tre giocatori». Domanda: «Chi giocherà in porta?». Risposta: «Un portiere». Tra le poche frasi riproducibili del tecnico milanista quella secondo cui «sicuramente a fine febbraio il Milan sarà in un’ottima posizione in classifica», prontamente girata a Berlusconi per una sorta di interpretazione autentica: «Già abbiamo rimediato perché ci siamo collegati alle cosiddette grandi, a cui quest’anno si aggiunge la Fiorentina: siamo in coda a questo plotone e contiamo di perseverare e di migliorare la posizione» ha chiarito il presidente.
Oggi all’Olimpico torinese Adriano Galliani sarà scortato dal presidente del Guangzhou, il club che ha ingaggiato Marcello Lippi, il cui promoter è Davide Lippi, figlio del suddetto. «Visita di cortesia» mette le mani avanti l’a.d. milanista. Ieri il dirigente cinese era a Bergamo ad assistere ad Atalanta-Parma.