Corriere della Sera

Vonn, la Barbie delle nevi che batte gli uomini in banca

Regina dei guadagni: «Star come la Sharapova»

- Flavio Vanetti

VAL D’ISERE — Ma chi è l’uomo delle nevi che oggi guadagna di più? È una domanda semplice e curiosa, mentre lo sci è tornato in Europa, dispensand­o il testa a testa tra la Maze e la Vonn a St. Moritz (ieri rivincita dell’americana) e, nello slalom in Val d’Isere, la «resurrezio­ne» del talento Pinturault (si era rotto un piede giocando a tennis) e il deludente smottament­o dei nostri (settimo Deville, il migliore) con l’aggravante che si celebravan­o i 40 anni dal successo da debuttante di Pierino Gros, tuttora il più giovane vincitore di una gara di Coppa.

Bene, diamo la risposta al quesito: lo sciatore più «Paperone» è una donna, Lindsey Vonn appunto. Almeno sotto questo aspetto, la Barbie delle nevi che insiste per gareggiare contro i maschi almeno nella discesa di Lake Louise, unica pista comune, è già davanti agli uomini. Un milione, un milione e 200 mila euro all’anno. E forse perfino di più. «Si parla solo di sponsor, poi ci sono i premi: nel suo caso, cospicui» dice Andrea Vidotti, manager di lungo corso nello sci. Questo è il valore di una Vonn, donna immagine della Red Bull ma anche furba a crearsi le opportunit­à. «L’anno scorso — rammenta Vidotti — l’ho vista salire su un podio con Moon Boot luccicanti: era un messaggio alla casa produttric­e, qualcosa tipo ‘‘sappiate che li indosso’’. E poi Lindsey ha raggiunto una dimensione da star a prescinder­e dai risultati, come una Sharapova o, prima, una Kournikova. Lei lo sa: avete fatto caso come si trucca nei momenti pubblici?». Peraltro, la battaglia con la slovena Maze si annuncia dura pure su questo fronte: «Tina è diventa- ta testimonia­l di Giorgio Armani e ogni speaker di gara lo ricorda: è un segnale importante».

Ci si domanda per quale motivo, posto che c’è la «Paperona», manca il «Paperone». È presto detto. Primo: la crisi c’è e si sente. Secondo: ci sono ottimi campioni e in tante specialità, l’equilibrio è sovrano, ma manca il personaggi­o. In breve: Svindal è forte, ma avrebbe un appeal diverso se fosse statuniten­se e non norvegese; Ligety ha l’americanit­à dalla sua, ma vince solo in gigante; Bode Miller è ormai vicino al fine corsa e non vale più i soldi dei giorni d’oro; Hirscher detiene la coppa e in Austria sta crescendo in popolarità, ma non si parla certo di un Maier. Figure da centinaia di migliaia di euro, non da milione e più. Vale pure per gli italiani. Solleviamo Vidotti dall’incombenza di parlare del «suo» Innerhofer, che pure è nella scuderia Armani: stimiamo in 500-600 mila euro il valore di un Inner vincente; scende invece a 300 mila se non rende. Quanto al resto, i conti sono presto fatti: «Può crescere Marsaglia, così come Gross. È interessan­te il ritorno di Moelgg, che cattura sponsor altoatesin­i, la Brignone ha potenziale». Parola di chi ha avuto Alberto Tomba, uomo da 5 milioni di euro a stagione. «Irripetibi­le pure in questo».

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(Epa) Numero 1 Lindsey Vonn, americana, ieri regina a St. Moritz

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