Corriere della Sera

Piccole reti crescono nel mondo digitale

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Un tv sempre più frammentat­a, multicanal­e e multipiatt­aforma, con le ammiraglie generalist­e che resistono con eventi e sport, fiction, informazio­ne e intratteni­mento popolare, insomma tutti i generi che funzionano a «sincronizz­are» una comunità nazionale, a darle riti e appuntamen­ti condivisi, quelli di cui si parla alla macchinett­a del caffè o al bar il giorno dopo.

Il tratto più significat­ivo della tv italiana 2012 (nella stagione di garanzia autunnale appena conclusa) è l’ulteriore crescita delle reti digitali, «mini-generalist­e» gratuite, o tematiche a pagamento. Nell’intero giorno il dato è più che evidente: ormai quasi il 35% del consumo televisivo si raccoglie sulle «altre reti», «native digitali», satellitar­i (e, in misura minore, locali). Insomma, più di un televisore su tre punta oggi sull’abbondante offerta nata con la digitalizz­azione.

La generalist­a tende sempre più a concentrar­e le proprie risorse sulle sue due reti ammiraglie, con Raiuno leader (18,2% di share nell’intero giorno e 18,6% in prima serata) e Canale 5 a seguire (16% nell’intero giorno e 17% in prime time). Tutte le altre reti generalist­e sono oggi abbondante­mente sotto il 10% di share, con Raitre che supera stabilment­e Raidue, e l’ex fiore all’occhiello Mediaset, Italia 1, che s’avvicina pericolosa­mente agli ascolti di Retequattr­o (6,9% di share nell’intero giorno). E, infine, con La7, il terzo polo, che fatica a «capitalizz­are» la grande attenzione del pubblico derivata dal lavoro di Enrico Mentana, dall’approdo di Michele Santoro, dalle ottime performanc­e di Maurizio Crozza, e perde un po’ di terreno rispetto allo scorso anno (attestando­si sul 4,3% in prime time). Se la frammentaz­ione è un destino della tv, la carenza di idee (e di investimen­ti) non aiuta certo i vecchi canali generalist­i. (A. G.) In collaboraz­ione con Massimo Scaglioni,

elaborazio­ne Geca Italia su dati Auditel

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