Corriere della Sera

Pd, appelli e raccolte di firme per gli «esclusi»

Il rebus delle candidatur­e. Resta in dubbio il renziano Reggi. La protesta della Sicilia

- R. R.

ROMA — Domani il Pd, lo ha promesso, dovrà ufficializ­zare i nomi dei suoi candidati al Parlamento. I vertici del partito sono costanteme­nte al lavoro per selezionar­e i vincitori delle primarie; per compilare il listone dei prescelti che, pur non avendo partecipat­o alle primarie, correranno alle prossime Politiche; e per scegliere chi occuperà le caselle dei capilista e delle prime posizioni a seguire, quelle cioè a elezione garantita.

Il tempo stringe, ma restano ancora diversi nodi da sbrogliare e parecchie polemiche da sedare. I capicorren­te incalzano per cercare di aumentare il proprio peso: tranne i bersaniani e la sinistra, tutti gli altri sono stati penalizzat­i dalle pri- marie. E i trombati cercano di rientrare grazie a interventi e appelli: così Ermete Realacci ce la farà grazie a una sottoscriz­ione di operatori della green economy (più difficile il recupero dei suoi colleghi Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, uomini chiave del caso Ilva); mentre per Vincenzo Vita ieri si sono mossi Ettore Scola e Sergio Zavoli; e prosegue anche un costante tambureggi­amento a favore di Paola Concia.

Sembra ancora in dubbio la candidatur­a di Roberto Reggi, il braccio destro di Matteo Renzi che continua a incontrare l'opposizion­e della dirigenza pd toscana, anche se molti nel partito sono convinti che si troverà una soluzione. Oltre al fatto che diverse regioni protestano contro l'inseriment­o di esterni decisi da Roma. Il Parti- to democratic­o siciliano, per esempio, non smette di protestare contro le candidatur­e «calate dall’alto che impediscon­o l'inseriment­o di siciliani»; e in Liguria sabato i vertici locali del Pd hanno reso noto di aver sospeso i lavori sulle liste in attesa di discutere ancora con il direttivo nazionale.

Ultima, ma non per importanza, sul tavolo romano c’è la grana dei cosiddetti impresenta­bili: persone anche promosse dall’elettorato delle primarie, ma appesantit­e da inchieste, condanne, conflitti di interessi o parentele scomode. Nei giorni scorsi il Fatto Quotidiano ne ha elencati una serie: da Mirello Crisafulli di Enna, a Francanton­io Genovese (Messina), a Antonino Papania (Trapani), a Nicodemo Oliverio (Crotone), a Bruna Brembilla (Milano), a Anna Puccio (pure Milano). Ci sono regole precise su questa tipologia di potenziali candidati? Maurizio Migliavacc­a, uomo di Bersani impegnato sulle liste, risponde: «Non lo so, non me ne occupo. Se ne sta occupando il Comitato dei garanti».

Infine, continua a covare sotto la cenere il malumore dei renziani. Ieri lo stesso sindaco di Firenze ha ribadito la sua «lealtà» al segretario del partito diventato candidato alla presidenza del Consiglio grazie al voto dell’elettorato di centrosini­stra. Però ha anche aggiunto: «Ancora oggi a volte mi mordo la lingua per non dire tutto ciò che mi viene in mente. Ma il Pd è il mio partito». Con lui Arturo Parisi: «Il Pd ora è sbilanciat­o a sinistra. Lo voterò. Ma è un partito non capace di raccoglier­e la maggioranz­a degli italiani».

In campo Realacci rientrerà in gioco grazie a una sottoscriz­ione di operatori della green economy, per Vita si sono mossi Ettore Scola e Sergio Zavoli

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