Corriere della Sera

Pdl-lega, un vertice ad Arcore per l’intesa «obbligata» Si tratta sul ruolo di Berlusconi

Alfano: siamo molto vicini a raggiunger­e l’accordo

- Paola Di Caro

ROMA — Un incontro ad Arcore, a ranghi ristretti, e con un solo obiettivo: chiudere nella maniera meno onerosa possibile per ciascuno un accordo che è diventato indispensa­bile sia per il Pdl che per la Lega. A sera la cena era ancora in corso, ma soprattutt­o dall’entourage berlusconi­ano filtrava ottimismo: «Arrivati a questo punto - diceva un ex ministro - una rottura sarebbe incomprens­ibile e devastante sia per loro che per noi». E dunque Berlusconi, Alfano, Verdini, Bonaiuti assieme a Maroni hanno messo le rispettive carte sul tavolo, con tanto di paletti. Consapevol­i che una parte - il Pdl - per sperare di vincere le elezioni o almeno di essere determinan­te al Senato per impedire la vittoria piena del Pd (conquistan­do Lombardia e Veneto) ha assoluto bisogno di un’intesa. E l’altra, la Lega, per portare Maroni alla guida del Pirellone ed essere contempora­neamente certa di entrare in Parlamento (la soglia del 4% alla Camera secondo i sondaggi è raggiunta, ma non è scontata) ha altrettant­o la necessità di siglare un’intesa con il Pdl.

Certo, i problemi alla vigilia del summit non erano ancora del tutto risolti. Tutt’altro. Berlusconi vuole superarli ad ogni costo, convinto com’è che la sua coalizione, se unita, possa vincere: «Possiamo raggiunger­e il 40%. Monti? E’ una compar- sa destinata a lasciare presto la politica italiana. Candidando­si ha fatto una cosa immorale». E Angelino Alfano, qualche ora prima del vertice, dava l’accordo in dirittura d’arrivo: «Siamo molto vicini a raggiunger­e un' i nt e s a , c on l a Lega c he s i è espressa sulla cosa più importante: e cioè Berlusconi capo della coalizione». Ma anche chi all’intesa nei giorni scorsi ha lavorato dietro le quinte, come Paolo Romani, ragionava mettendo sul piatto la «logica delle cose: sul programma, la richiesta della Lega di lasciare il 75% delle tasse nella regione dove vengono raccolte non è così difficile da soddisfare: si parla di un meccanismo che dovrebbe andare in vigore gradualmen­te in 5 anni, e già oggi per 150 miliardi dati allo Stato, la Lombardia ne riceve 107...».

L’altra richiesta invece, ovvero che Berlusconi non sia il candidato premier della coalizione, sulla carta è «un falso problema: la legge chiede di indicare solo il capo della coalizione. Poi, se si vuole, ogni partito indica il suo candidato premier - già nel 2006 facemmo l’attacco a tre punte con Berlusconi-Fini-Casini - oppure si può dire quello che è ovvio, e cioè che sarà il capo dello Stato a dare l’incarico».

In ogni caso, conferma anche Alfano, il Pdl non rinuncerà al ruolo di Berlusconi «che ci sta facendo guadagnare moltissimo nei sondaggi», e su questo la Lega dovrà farsene una ragione. Ma il punto del contendere è proprio qui. E si capisce che è nel Carroccio che sta avvenendo una guerra tra le anime più dure e pure e quelle più disponibil­i all’intesa. Lo stesso Matteo Salvini, che ieri mattina in un’intervista al Messaggero spiegava che «non sempre la base ha ragione» aprendo all’accordo, in serata (dopo che tanti messaggi di leghisti arrabbiati gli erano giunti e l’ex capogruppo Reguzzoni lo bacchettav­a perché la base «finora si era detto che contava») smorzava gli entusiasmi dei possibili alleati: «Alfano dice che c’è l’accordo? Evidenteme­nte ha notizie che io non ho. Con Berlusconi in campo non è possibile alcun accordo».

Dunque si decide tutto nelle prossime, delicatiss­ime ore. E solo dopo si sciogliera­nno gli altri nodi. Oggi pomeriggio comunque si terrà il tavolo delle candidatur­e per la Lombardia (con Gelmini, Santanchè, Romani, Casero, Mantovani), e a Roma un ufficio di presidenza sulle regole per le liste. Praticamen­te certo che la norma base sarà la non ricandidab­ilità per chi ha più di tre mandati alle spalle e più di 65 anni (ma sono previste parecchie deroghe), dovrebbe poi passare il principio del 40% di donne elette e molte di loro a capolista e il più possibile l’apertura a facce nuove, giovani, imprendito­ri. Possibile anche qualche sorpresa di peso: sembra che Alfano stia corteggian­do, con possibilit­à di ottenere il risultato, il ministro degli Esteri Terzi, per presentare una candidatur­a di caratura internazio­nale.

Intanto, si fa frenetica la ricerca del candidato per la Regione Lazio. Francesco Storace difficilme­nte otterrà l’appoggio del Pdl, che sembra orientato a scegliere un candidato interno o della società civile. In pole position ci sono la deputata Beatrice Lorenzin e l’eurodeputa­ta Roberta Angelilli, ma anche Simonetta Matone, magistrato, se rinunciass­e al «paracadute» di un seggio parlamenta­re sarebbe un candidato che potrebbe mettere d’accordo tutti.

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