L’ex ministro ha fatto capire ai suoi che vincere in Regione è questione di vita o di morte
mo alleati con il Pdl al Governo e in Lombardia». Poi, però, «hanno voluto rompere l’alleanza perché volevano "pulizia" sostenendo che non avremmo ottenuto niente e che bisognava "ascoltare la base". Abbiamo fatto cadere la Regione Lombardia per questo motivo. E adesso? Credo che nella vita ci voglia un minimo di coerenza».
Un commento anche alle parole di Salvini, maroniano di ferro, che prima di aggiustare il tiro in serata, con alcune interviste aveva dato la sensazione di essere disposto a qualche compromesso in vista della vittoria in Lombardia: «Si può vincere da soli o in compagnia ma se vogliamo essere più forti sarà necessario farci sostenere dalle quattro liste civiche che già ci sono e dal Pdl». Anche «se ci mettiamo a sentire i militanti loro diranno che è sempre e comunque meglio correre da soli». Proprio quello che ripetono a Maroni i tanti dirigenti di territorio che vedono un nuovo accordo con Berlusconi come il fumo negli occhi, «una trovata impossibile da spiegare — dice uno di loro — che ci costerebbe la metà degli elettori». Resta il fatto che, come ricorda Salvini, «il centrosinistra in Lombardia è intorno al 30%», e probabilmente anche più avanti. E dunque, niente alleanza significa mettere la vittoria in Regione ad altissimo rischio.
Il piano B consiste nel sospendere la designazione a premier di Silvio Berlusconi fino a dopo le elezioni: in fondo, il Porcellum chiede di indicare il capo della coalizione, non il candidato premier. Ma un eccesso di furbizia in un caso come questo, avvertono gli amministratori locali, rischierebbe di essere pagato salatissimo sul territorio in tutte le future tornate amministrative: «E una Lega senza sindaci, che Lega è?».