Corriere della Sera

Parla Assad: «Sconfigger­ò i pupazzi dell’occidente»

Offre un «dialogo nazionale» ma non si fa da parte

- DAL NOSTRO INVIATO Viviana Mazza

GERUSALEMM­E — L’immagine alle spalle di Bashar Assad è un collage della sofferenza del popolo siriano: i volti delle vittime della guerra, che sono ormai 60.000 secondo l’Onu, composti insieme in un’enorme tricolore, contesi come simboli dall’opposizion­e e dal regime. Parlando per un’ora in diretta tv nel suo primo discorso pubblico dallo scorso giugno, Assad ha riconosciu­to la tragedia in cui da 21 mesi è sprofondat­a la nazione. «Ci incontriam­o oggi nella terra della Siria sopraffatt­a dal dolore». Ma ha attribuito ogni responsabi­lità ai ribelli che, come in passato, ha definito terroristi e «burattini dell’Occidente», negando l’esistenza di una rivoluzion­e popolare.

Era stato anticipato dalla stampa libanese che il presidente siriano avrebbe offerto un piano di pace. E in effetti Assad ha presentato una proposta in due tappe, che respinge però i piani occidental­i. Paragonand­o il suo governo a qualcuno che vuole «sposarsi ma non trova un partner adeguato», ha domandato retoricame­nte: «Con chi dovremmo trattare, con i terroristi? Vogliamo dialogare con i padroni e non con i loro servitori». Il piano prevede innanzitut­to che i Paesi stranieri smettano di finanziare e armare i ribelli, con la promessa che allora il regime poserà le armi riservando­si comunque «il diritto a difendersi». Seconda tappa: una «conferenza nazionale» (che escludereb­be però gran parte dell’opposi-

La replica La Coalizione nazionale siriana respinge le parole del raìs: «Una perdita di tempo»

zione armata e in esilio) per arrivare a una nuova Costituzio­ne da sottoporre a referendum, seguita da elezioni e da un governo di coalizione. Assad non ha mostrato alcuna intenzione di dimettersi (una precondizi­one essenziale posta dai ribelli e dai governi occidental­i). Catherine Ashton ha replicato, a nome dell’Europa, che deve «lasciare il potere e consentire una transizion­e politica». Londra ha aggiunto che le sue «promesse vuote di riforma non convincono nessuno». Per Washington è ormai «disconness­o dalla realtà». «Una perdita di tempo», ha commentato la Coalizione nazionale siriana, formata in Qatar a novembre e riconosciu­ta come rappresent­ante dell’opposizion­e da Usa e Ue.

Esponendos­i nel teatro dell’Opera al centro di Damasco, Assad ha dato una prova di forza in un momento in cui i ribelli rivendican­o conquiste militari, e dopo settimane di speculazio­ni sui media occidental­i che gli alleati possano far pressione su di lui. Il presidente siriano ha invece ringraziat­o Russia, Cina e Iran per il loro appoggio. La mediazione dell’inviato Onu Lashkar Brahimi tra Damasco, Mosca e Washington per una transizion­e politica non è sembrata mai così inutile. «Transizion­e da dove verso dove? — ha chiesto sdegnato Assad —. Da un Paese indipenden­te ad uno sotto occupazion­e? Dallo Stato al caos?». Mentre gli Usa inviano i Patriot al confine turco contro i missili del regime, e Israele erige una barriera contro i jihadisti, Assad viene circondato da una folla che grida il suo nome. Finito il discorso, non riesce a scendere dal palco, le guardie gli fanno scudo. A teatro Assad è una popstar, che sorride e indugia a salutare. Per ora.

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Ansa) Il saluto Il presidente siriano Bashar Assad saluta i «sostenitor­i» dopo il discorso alla nazione di ieri (

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