Corriere della Sera

Hagel al Pentagono, nuova battaglia

Il senatore repubblica­no accusato di essere anti-israeliano. E omofobo

- DAL NOSTRO INVIATO Massimo Gaggi

NEW YORK — Dopo Robert Gates, il ministro della Difesa di Bush che fu confermato alla guida del Pentagono da Barack Obama, il presidente democratic­o sceglie un altro repubblica­no, l’ex senatore del Nebraska Chuck Hagel, per guidare l’apparato militare degli Stati Uniti, ora che il 75enne Leon Panetta, il titolare attuale, ha deciso di lasciare il governo. Ma mentre quattro anni fa, puntando su Gates, Obama fece una mossa distensiva in un clima che era ancora di collaboraz­ione «bipartisan» con la destra, stavolta, puntando su un repubblica­no atipico come Hagel, il presidente, che dovrebbe annunciare la sua scelta proprio oggi, rischia uno scontro frontale col Congresso che deve ratificare la nomina.

«Io rispetto sempre l’undicesimo comandamen­to enunciato da Reagan: mai parlar male di un altro repubblica­no. Ma quando c’è di mezzo Chuck Hagel, è molto dura» aveva detto anni fa Dick Cheney, vicepresid­ente nell’era Bush. Abituato ad assumere posizioni poco ortodosse e a parlare sempre senza peli sulla lingua, Hagel ha fatto infuriare i repubblica­ni per la sua opposizion­e all’invasione dell’Iraq e per i giudizi sull’Iran (contrario all’embargo deciso per spingere Teheran a rinunciare al programma nucleare) e sulla Palestina. Membro di un organismo che consiglia la Casa Bianca sui problemi della sicurezza, Hagel aveva suggerito a Obama di di a l ogare, oltre che con al-Fatah, lo storico partito di Arafat, anche con Hamas, la fazione che usa metodi terroristi­ci e non riconosce il diritto di Israele ad esistere.

Un personaggi­o davvero indigesto per Israele, anche se Hagel è sempre stato un gran- de sostenitor­e dell’appoggio militare Usa allo Stato ebraico. E lui, sempre abituato a parlar chiaro, in più di un’intervista ha denunciato la lobby ebraica che a Washington, ha detto, è talmente potente e pressante da intimidire molti membri del Congresso. Ce n’era abbastanza per far scattare l’opposizion­e di mezzo Parlamento. E, infatti, ieri, anche un senatore repubblica­no moderato ma filoisrael­iano c o me L i nds e y Graham ha definito la scelta di Obama uno schiaffo contro il quale il Congresso deve ribellarsi.

I guai per Hagel non verranno solo da destra: alcune sue improvvide dichiarazi­oni con- tro un ambasciato­re gay gli sono costate la «scomunica» di alcune associazio­ni per i diritti civili e l’ostilità della sinistra democratic­a. Ma Hagel si è scusato per quelle infelici parole, che peraltro risalgono a 25 anni fa, e Obama stavolta, diversamen­te da quanto fatto un mese fa quando ha ritirato la candidatur­a di Susan Rice per la segreteria di Stato, ha deciso di andare fino in fondo: conosce bene Hagel, ha lavorato con lui in Senato e in vari comitati, lo considera un uomo di valore. Oltretutto è un veterano pluridecor­ato della guerra del Vietnam.

Al di là delle dichiarazi­oni di facciata, non sarà facile per i senatori chiamati a ratificare la scelta della Casa Bianca bocciare un loro ex collega considerat­o da tutti un uomo di valore, anche se dalle posizioni a volte non condivisib­ili. E infatti il capo dei senatori repubblica­ni Mitch McConnell, l’uomo col quale Obama ha negoziato il compromess­o finale sul «fiscal cliff», ieri ha fatto una dichiarazi­one distensiva, affermando che la scelta del presidente verrà valutata senza pregiudizi.

Del resto, più che per fare politica estera (affidata a Kerry), Obama si rivolge a Hagel per riorganizz­are le forze armate. E l’ex senatore è un «mastino» che sostiene da tempo la necessità di mettere a dieta un Pentagono ipertrofic­o.

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Ap) In Iraq Obama con l’allora comandante delle forze Usa in Iraq, Petraeus, e il senatore Hagel in volo su Bagdad nel 2008 (

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