«Sono favorevole alle unioni gay Ma i miei figli non capiscono»
La filosofa Rigotti: le coppie con due papà vissute come diverse
L’impressione, discutendo di famiglie omogenitoriali e diritto delle coppie gay e lesbiche ad avere figli, è di essere, prima ancora di partire, in controtempo e superati dalla storia: nella realtà, queste famiglie ci sono già e sono molte, i loro bambini crescono negli asili, nelle scuole, nelle comunità accanto, ed uguali, a tutti gli altri. Francesca Rigotti, filosofa e saggista, parte dai bambini: i suoi. Quattro giovani adulti che, interrogati quando ancora erano adolescenti sullo scandalo (se oggi si può ancora chiamare così) di avere due papà o due mamme, restituivano lo stesso disagio sintetizzato da una piccola fan di Barack Obama nella lettera inviata, un paio di mesi fa, al suo presidente: a scuola mi prendono in giro perché ho due papà, che posso fare? «Mi colpirono molto le osservazioni dei miei figli, che mai avrebbero voluto trovarsi in quella stessa equità contano più di diversità e differenza. Certo che il motto "tutti gli uomini sono uguali" è, letteralmente preso, privo di senso. Certo che siamo tutti diversi, ma anche, in quanto persone, tutti uguali in dignità e diritti. Diritti non su cose e/o persone, bensì diritti a idee e ideali come la libertà, la vita e, ancora, l’eguaglianza».
Ma c’è una diversità naturale fra i due generi, quella che i filosofi chiamano essenzialismo. «Il linguaggio della differenza (magari ontologica, per natura dunque, così da essere inchiodata inesorabilmente sulla pelle di ognuno) e le differenze di sesso o di preferenze sessuali le vedo sempre in agguato a ribadire il ruolo pertinente a ciascuno: alla donna l’accoglienza, la cura, l ’ a c c u d i ment o e l’affettività, all’uomo l’uscita all’esterno, la vita pubblica, l’azione».
È il problema dei ruoli. Per Rigotti riconoscere la differenza porta a cristallizzare uomini e donne ciascuno dentro il proprio «destino», facendone una gabbia da cui è difficile evadere. È così? «È proprio l’assegnazione dei ruoli — riprende la filosofa — a motivare le