Neil, l’impertinenza di un quindicenne che aiuta la scienza
I suoi dubbi su Andromeda servono ai fisici
Il cielo è sempre pieno di sorprese — lo sapevano bene Lucrezio e Galileo e lo ripetevano, ancora nel secolo scorso, scienziati come Einstein e Dirac. Solo che oggi l’età dei lettori di quel Grande Libro sembra abbassarsi sempre di più. Un ragazzino francese di 15 anni — Neil Ibata — è tra i firmatari di un importante articolo apparso questa settimana sulla prestigiosa rivista Nature. Il primo autore del testo è il padre del ragazzo, Rodrigo, che aveva coinvolto il figlio in uno stage sul linguaggio di programmazione Python, tenuto all’Osservatorio astronomico di Strasburgo, la sua sede di ricerca. Python — un nome che è un esplicito omaggio allo humour degli irriverenti film dei Monthy Python — è un linguaggio di programmazione inventato in un momento di pausa delle feste di Natale nel 1989 dall’olandese Guido van Rossum, per consentire a chiunque di padroneggiare l’informatica elementare, ma sufficientemente potente da essere utilizzato in una ricerca di astrofisica dedicata al comportamento delle galassie nane intorno alla galassia Andromeda. L’idea di Einstein era provare a risolvere alcune anomalie delle leggi fisiche nei sistemi in moto relativo, ma gli sviluppi del suo lavoro portarono a definire principi completamente estranei alla fisica classica
Da tempo è nota la presenza di tali galassie attorno a galassie maggiori come la nostra Via Lattea e, appunto, Andromeda: si tratterebbe di quel che resta di galassie un tempo più grandi, ma via via «divorate» dalle loro «fameliche» vicine. Tradizionalmente si era soliti considerarle indipendenti le une dalle altre, mentre lo studio dei due Ibata, assieme ad altri colleghi da tutto il mondo, mostra che di fatto esse formano una struttura globale di notevole complessità. Più precisamente, Rodrigo ha chiesto al figlio di programmare una simulazione dei movimenti di quelle galassie nane, e in un fine settimana Neil ha scoperto che formavano un gigantesco disco che ruotava intorno ad Andromeda. È stato un lavoro impegnativo, ha dichiarato il giovane «scienziato», studente al liceo internazionale di Strasburgo, capace di attingere in modo originale alla matematica che gli è stata insegnata dai suoi professori. Ma ne è valsa la pena. Come dice lui stesso, «erano parecchi anni che alcuni astronomi congetturavano che le galassie nane situate nei pressi di strutture maggiori non fossero ripartite a caso, ma adesso sembra emersa la prova che esse sono organizzate in una struttura ben definita».
Neil aggiunge che — per l’ovvia mancanza di preparazione specifica — all’inizio non si era nemmeno reso conto delle implicazioni che la sua scoperta avrebbe potuto avere, salvo poi percepire come nello studio della formazione delle galassie «ci debba essere qualcosa che non funziona, anche se non si sa precisamente dove». Non sarà, come pure qualcuno ha scritto, l’ennesima pretesa sconfitta della teoria di Einstein! Ma costituisce certamente l’indicazione di come la spiegazione scientifica tenda a ridurre ancora una volta ciò che sembrerebbe puramente arbitrario nei fenomeni osservati, e ciò comporta una revisione di aspetti che venivano considerati poco rilevanti o dati per scontati. Sul finire dell’Ottocento il brillante e paradossale Oscar Wilde scriveva che era tipico dei ricer-