Non si ferma la risalita del Milan
Brutto gioco ma punti pesanti: il terzo posto è meno lontano
MILANO — Lo stiracchiato successo del Milan sulla Cenerentola del campionato (2-1 al Siena) si porta dietro un po’ di notizie buone e un po’ di notizie cattive. Incominciamo dalle notizie buone. Innanzitutto, anche in virtù di alcune frenate eccellenti, il terzo posto che l’ottimismo un po’ osé di Silvio Berlusconi ha indicato come approdo finale della stagione appare leggermente più abbordabile (ma soltanto leggermente).
A ruota segue poi la conferma di una tradizione di cui è giusto menare vanto: da 75 anni i rossoneri non perdono la gara casalinga dopo la sosta natalizia (ultima sconfitta i l gi orno del l ’ Epif a ni a del 1938, 0-1 al cospetto del Bologna). In particolare questa è la sesta vittoria consecutiva a San Siro (ultimo pareggio il 2-2 nel derby del 7 gennaio 2001). Tenuto conto di quello che hanno combinato dopo i bagordi di San Silvestro non soltanto l’Inter e la Fiorentina ma pure i marziani della Juve, c’è comunque da gonfiare il petto con orgoglio: l’onore è salvo. Altro particolare da aggiungere alle cose positive è il fatto che l’emergenza difensiva era a tal punto diffusa da indurre una corrente di pensiero a ritenerla risolvibile soltanto con un pellegrinaggio alla Madonna nera di Czestochowa o Santuario equipollente: nonostante tutto, anche per effetto della scarsa forza d’urto degli ospiti, i rischi corsi dai rossoneri sono stati contenuti in maniera accettabile, anche se, a onor del vero, in occasione delle due sbandate collettive del reparto il Siena prima ha sparato un sinistro con Rosina (paratissima di Abbiati sullo 0-0), poi ha trovato la rete della bandiera con una capocciata di Paolucci nel finale.
Chiuso il capitolo delle buone notizie, apriamo quello (nutrito assai) delle cose che non hanno funzionato, a cominciare dal gioco, di pessima fattura, addirittura inesistente nel corso di un primo tempo in cui, fatta eccezione per due destri al cianuro di El Shaarawy (opposizione di Pegolo e poi base del palo quasi accarezzata), il Milan si è incartato su se stesso. Se pensiamo che al compimento del minu- to di gioco numero 94 (incluso cioè il recupero), le conclusioni rossonere nel cosiddetto specchio della porta sono risultate essere 3, è evidente come quello toccato ieri sia stato uno dei punti più bassi di questa stagione, già complicata del suo. Giusto per evitare fraintendimenti i tiri in porta di cui sopra sono stati: 1) il destro di El Shaarawy neutra- lizzato da Pegolo di cui s’è già dato conto; 2) il gol dell’1-0 firmato (di testa) da Bojan su assist dalla destra di Boateng: subentrato dopo quasi un’ora a un impalpabile Nocerino, il minicatalano, da solo, ha mutato i destini della partita; 3) il calcio di rigore trasformato da Pazzini (contatto con Felipe sanzionato con severità dall’arbitro ma non certo un colpo di fantasia tout court).
Rimasto quasi del tutto a secco di qualità (preoccupante l’involuzione di Montolivo), zavorrato dalla negatività di Constant e di Nocerino in ruoli nevralgici del campo, con Pazzini che ha sbagliato tutto quello che c’era da sbagliare e che si è riscattato soltanto in occasione della preparazione e dell’esecuzione del calcio di rigore, alla fine il Milan ce l’ha fatta ad arraffare i 3 punti mettendoci soltanto un pizzico di grinta e di cattiveria. L’avversario stavolta lo ha consentito. Più difficile possa capitare in futuro.