Corriere della Sera

Infiniti fa le prove di futuro con un’ibrida da 220 km/h

Sulla Emerg-e con motore elettrico e a benzina

- Alessandro Marchetti Tricamo

MILLBROOK (Stati Uniti) — Qualcosa di più di un’ibrida. Qualcosa in meno di un’elettrica. Per i tecnici è un range extended vehicle, un’elettrica ad autonomia estesa. Più facile da guidare che da definire. La dimostrazi­one è il concept dell’Infiniti Emerg-e, scovato e provato nelle campagne inglesi. A muovere le ruote della sportiva giapponese (Infiniti è il marchio di lusso di Nissan) sono sempre i due motori elettrici posteriori in grado di erogare 1.000 Nm di coppia, un numero a quattro cifre, irraggiung­ibile anche per una rossa come la Ferrari. Tutti subito disponibil­i: il motore elettrico non aspetta di arrivare a un numero di giri prefissato, spinge e basta e l’Emerg-e lo dimostra in pista con un’accelerazi­one da attaccare al sedile. Divertente. L’opposto del pregiudizi­o: auto verde uguale noiosa. I motori elettrici hanno a bordo due fonti di energia. La prima, come per un’elettrica, è il «classico» pacco batterie agli ioni di litio (da 14,8 chilowatto­ra per intenderci, circa 1.500 volte più potente di quella di uno smartphone). La seconda è meno convenzion­ale: un piccolo motore tre cilindri a benzina che, a batterie scariche, funziona da generatore e produce all’istante la corrente necessaria per i due elettrici. Anche in caso di grandi accelerazi­oni, il motore-generatore a benzina supporta le batterie: «alle alte velocità è il modo più efficiente per erogare corrente, altrimenti la carica delle batterie si esaurirebb­e in qualc h e mi n u t o » , s p i e g a T i m Dunn, a capo dello sviluppo della vettura. Il sistema elimina l’ansia da autonomia: l’Infiniti Emerg-e può viaggiare per 50 km con le batterie a zero emissioni e per altri 450 km con l’energia prodotta dal motore-generatore a benzina.

Sulla pista di Millbrook sfruttando tutti i 300 kW di potenza in circa 4 secondi si è a 100 km/h e alla fine del lungo rettilineo la lancetta segna già i 200 km/h. Alla prima curva c’è il tempo di valutare la distribuzi­one dei pesi: il sistema è complesso (3 motori, un pacco batterie, un serbatoio di benzina, l’elettronic­a di potenza, …) ma la sua posizione centrale aiuta gli inseriment­i anche alle alte velocità e il telaio, in alluminio e fibra di carbonio, è reattivo e si riallinea in tempi rapidi. Appena poi si lascia dell’accelerato­re, si sente in maniera netta il lavoro del sistema di recupero d’energia che ha anche il compito di rallentare l’auto prima di un’eventuale azione dei freni. A livello di comfort il concept Infiniti ha una doppia faccia: silenziosa quando si muove con le sole batterie, più rumorosa quando il motore a benzina entra in funzione. Futuro e passato, in una rapida sequenza di secondi.

Si scende e Tim Dunn spegne ogni entusiasmo: «L’Emerg-e è una show car, non arriverà sul mercato ma influenzer­à il design delle Infiniti dei prossimi anni». In ogni caso non è poco, perché lo stile dell’auto sembra far cadere un altro pregiudizi­o: il colpo d’occhio è affascinan­te e non ha nulla delle altre «verdi» spesso penalizzat­e da linee troppo convenzion­ali. Così come innovativo è il processo di sviluppo dell’auto, tutto «made in Uk»: «abbiamo realizzato l’auto all’interno di un consorzio di fornitori e produttori inglesi», spiega ancora Dunn. Un rapporto, quello tra Infiniti e Inghilterr­a che sembra funzionare tanto che i giapponesi dal 2015 produrrann­o la loro futura compatta nella fabbrica di Sunderland.

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