Infiniti fa le prove di futuro con un’ibrida da 220 km/h
Sulla Emerg-e con motore elettrico e a benzina
MILLBROOK (Stati Uniti) — Qualcosa di più di un’ibrida. Qualcosa in meno di un’elettrica. Per i tecnici è un range extended vehicle, un’elettrica ad autonomia estesa. Più facile da guidare che da definire. La dimostrazione è il concept dell’Infiniti Emerg-e, scovato e provato nelle campagne inglesi. A muovere le ruote della sportiva giapponese (Infiniti è il marchio di lusso di Nissan) sono sempre i due motori elettrici posteriori in grado di erogare 1.000 Nm di coppia, un numero a quattro cifre, irraggiungibile anche per una rossa come la Ferrari. Tutti subito disponibili: il motore elettrico non aspetta di arrivare a un numero di giri prefissato, spinge e basta e l’Emerg-e lo dimostra in pista con un’accelerazione da attaccare al sedile. Divertente. L’opposto del pregiudizio: auto verde uguale noiosa. I motori elettrici hanno a bordo due fonti di energia. La prima, come per un’elettrica, è il «classico» pacco batterie agli ioni di litio (da 14,8 chilowattora per intenderci, circa 1.500 volte più potente di quella di uno smartphone). La seconda è meno convenzionale: un piccolo motore tre cilindri a benzina che, a batterie scariche, funziona da generatore e produce all’istante la corrente necessaria per i due elettrici. Anche in caso di grandi accelerazioni, il motore-generatore a benzina supporta le batterie: «alle alte velocità è il modo più efficiente per erogare corrente, altrimenti la carica delle batterie si esaurirebbe in qualc h e mi n u t o » , s p i e g a T i m Dunn, a capo dello sviluppo della vettura. Il sistema elimina l’ansia da autonomia: l’Infiniti Emerg-e può viaggiare per 50 km con le batterie a zero emissioni e per altri 450 km con l’energia prodotta dal motore-generatore a benzina.
Sulla pista di Millbrook sfruttando tutti i 300 kW di potenza in circa 4 secondi si è a 100 km/h e alla fine del lungo rettilineo la lancetta segna già i 200 km/h. Alla prima curva c’è il tempo di valutare la distribuzione dei pesi: il sistema è complesso (3 motori, un pacco batterie, un serbatoio di benzina, l’elettronica di potenza, …) ma la sua posizione centrale aiuta gli inserimenti anche alle alte velocità e il telaio, in alluminio e fibra di carbonio, è reattivo e si riallinea in tempi rapidi. Appena poi si lascia dell’acceleratore, si sente in maniera netta il lavoro del sistema di recupero d’energia che ha anche il compito di rallentare l’auto prima di un’eventuale azione dei freni. A livello di comfort il concept Infiniti ha una doppia faccia: silenziosa quando si muove con le sole batterie, più rumorosa quando il motore a benzina entra in funzione. Futuro e passato, in una rapida sequenza di secondi.
Si scende e Tim Dunn spegne ogni entusiasmo: «L’Emerg-e è una show car, non arriverà sul mercato ma influenzerà il design delle Infiniti dei prossimi anni». In ogni caso non è poco, perché lo stile dell’auto sembra far cadere un altro pregiudizio: il colpo d’occhio è affascinante e non ha nulla delle altre «verdi» spesso penalizzate da linee troppo convenzionali. Così come innovativo è il processo di sviluppo dell’auto, tutto «made in Uk»: «abbiamo realizzato l’auto all’interno di un consorzio di fornitori e produttori inglesi», spiega ancora Dunn. Un rapporto, quello tra Infiniti e Inghilterra che sembra funzionare tanto che i giapponesi dal 2015 produrranno la loro futura compatta nella fabbrica di Sunderland.