E vissero felici e contenti trentatrè anni dopo Addio, principessa Lilian
Svezia, una lunga storia d’amore
BRUXELLES — Le orchidee bianche e rosa, i tacchi alti da ragazzina, il diadema di brillanti così simile alla corona della regina, l’incredibile grigio-blu degli occhi: sua altezza reale la principessa Lilian di Svezia, gallese di famiglia povera, un tempo ballerina divorziata da un attore, è vissuta in un romanzo e se n’è andata ieri a 97 anni, nella sua casa sull’isola di Djurgarden a Stoccolma. Ha lasciato dietro di sé molte memorie: a cominciare dal ricordo dei 54 anni d’amore vissuti accanto al suo principe, Bertil di Svezia, prima da amanti «non clandestini» e poi da sposati. Si conobbero nel 1943 e si sposarono 33 anni dopo, nel 1976, quando cadde il divieto di corte: questo dice già tutto.
Lui era lo zio dell’attuale re Carlo XVI Gustavo (oltre che il pronipote dell’imperatrice Vittoria), e per vicissitudini anagrafiche della famiglia fu a lungo vicinissimo al trono, che però gli fu vietato per motivi dinastici-matrimoniali; cioè proprio per il fatto di amare la borghese Lilian. Poteva forse diventare re, ma dette retta a quell’enigma che i romanzi chiamano cuore.
Due suoi fratelli avevano compiuto la stessa scelta, cioè sposato una donna fuori dall’aristocrazia, rinunciando alla linea di successione. Pure Bertil fece così, e non mostrò mai di essersene pentito. Lui e Lilian si erano conosciuti fra la folla dell’ora di punta sulla metropolitana di Londra (o in un night-club chiamato «Manicomio», secondo un’altra versione più disinvolta). Lei aveva 28 anni ed era sposata con un suo collega di teatro,
un giovane
scozzese. Da ragazzina, la futura principessa si chiamava Lillian, con due «l»: poi volle cambiar nome per motivi di palcoscenico. Il principe aveva fama di Casanova, ma perse subito la testa per lei, come un ragazzino: e Lilian pure. Durante la guerra, Lilian lavorò in una fabbrica che produceva componenti di radio per la marina di sua maestà britannica. Quando poi ottenne il divorzio, lei e Bertil cominciarono a vivere insieme, senza nascondersi: e da un certo punto in poi, convissero anche a Stoccolma.
Negli anni 50, l’allora re Gustavo VI Adolfo chiese formalmente a Bertil di non sposarsi, fino a quando lui non fosse passato a miglior vita. Non c’era solo quel fatto del sangue non blu di Lilian: Gustavo disapprovava i divorzi, e i divorziati. Poi sua maestà morì, nel 1973, e per i due amanti finì l’attesa con le nozze ce- lebrate nel 1976, in chiesa, davanti al nuovo re e alla regina. Da allora, l’ex-ballerina — divenuta anche contessa di Halland — fu accettata a corte senza problemi: sapeva comportarsi e vestirsi, aveva stile, era bella, parlava diverse lingue, era già abituata a quel mondo, aveva già gli stessi amici e le stesse amiche del marito. E dopo tutto, i tempi dell’imperatrice Vittoria o di altri austeri monarchi erano ben lontani dalla moderna democrazia svedese.
Bertil morì nel 1997, lei è vissuta nel suo ricordo: per quanto ha potuto permetterle la malattia finale, l’ombra dell’Alzheimer. Lilian amava molto lo sport ed era appassionata perfino, come lo era il suo principe, di gare automobilistiche: in tutto, o quasi, una principessa dei nostri tempi. Ma quando posava quei suoi diademi sui capelli prima biondi e poi bianchi, l’unica regina sembrava davvero lei, la ragazza venuta dal Galles.