Corriere della Sera

La donna incinta ferita e il bimbo salvato dal padre

- E. Pa.

ROMA — Una piccola famiglia serena, una mattinata di sole, una passeggiat­a in centro. Prima di quegli spari improvvisi. Perché il destino ha fatto capitare i romani Andrea e Marina Stolfi, al quarto mese di gravidanza, con il loro bambino di tre anni, proprio accanto alla pistola di Luigi Preiti. Poteva essere una tragedia, stanno più o meno tutti bene: per Marina, ferita lievemente a un braccio, ci sono stati accertamen­ti al San Giovanni, ma il bambino, un altro maschio, non ha subito danni. Più grave lo spavento per l’altro figlio. «Ho visto la canna della pistola. Era a due metri da me, forse meno. E poi gli spari, quello mirava in faccia — racconta suo marito —. Ho preso il passeggino e l’ho tirato via con forza, dietro la guardiola, per nascondere mio figlio. Il passeggino è caduto e il bambino si è

Fatalità Marina, al quarto mese, era in piazza con marito e figliolett­o: «Quella pistola a due metri»

fatto male, ma ha avuto solo un’escoriazio­ne sul viso. Per fortuna ha cominciato subito a piangere e io mi sono tranquilli­zzato tantissimo, vista la botta che aveva preso, a terra e contro la guardiola. Poteva farsi male davvero, è terribile. Anch’io sono caduto, ho una lussazione». Il destino a volte si gioca in pochi attimi, in pochi centimetri. «Avevamo parlato proprio a uno dei carabinier­i, quello che poi è stato ferito al collo — racconta ancora Andrea Stolfi, 39 anni —. Stava transennan­do la piazza e ci aveva detto di tornare indietro. E ora penso che potevo esserci io al suo posto. Quell’uomo in giacca e camicia poteva colpire anche me e soprattutt­o la mia famiglia. La differenza è stata soltanto di qualche metro». Eppure Marina, bruna e graziosa, qualcosa come un presentime­nto l’aveva avuto: «Poco prima che quell’uomo iniziasse a sparare ho avuto paura che potesse succederci qualcosa, che fosse pericoloso stare lì oggi su quella piazza».

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