Corriere della Sera

Gli spari in piazza L’ira dei grillini sotto accusa: le forze dell’ordine ci votano

Bertola: tanti in Italia si augurano la morte di un ministro

- Alessandro Trocino

ROMA — Tra i primi a intervenir­e con una «ferma condanna» dell’attentato di Palazzo Chigi ci sono i due capogruppo del Movimento a 5 Stelle, Roberta Lombardi e Vito Crimi. «Excusatio non petita accusatio manifesta», commenta un lettore del blog di Beppe Grillo. «Avete la coda di paglia», dice un altro. Ma l’accusatio c’è, proviene da più parti politiche (soprattutt­o dalla destra, ma anche dal Pd Enrico Gasbarra) e accusa il Movimento di avere armato simbolicam­ente la mano dell’attentator­e, fomentando la rabbia con la violenza verbale e i toni alti di questi mesi. I parlamenta­ri a 5 Stelle rifiutano con sdegno le accuse e nessuno giustifica la violenza.

Ma in quella sentina d’odio e di risentimen­to nella quale si trasforma spesso la rete, si scatena anche una ridda di reazioni di sostenitor­i (o presunti tali) del Movimento, che non si limitano a rifiutare l’accusa ma la ribaltano, accusando la «casta» di avere ridotto il popolo a compiere atti di disperazio­ne. E addirittur­a di lavorare a una nuova «strategia della tensione». Niente filtro nei commenti, che toccano le solite vette di violenza, ma non sono per forza attribuibi­li a lettori a 5 Stelle. Scrive Dario Lumiella: «Peccato che al posto dei caramba (che poveri, non centrano) non abbia sparato a uno di quei bastardi del Pdl-Pdmenoelle». Un altro: «Ci vorranno le bombe e le forche per smuovere questi politici, altro che due colpi di pistola». E ancora: «Il tempismo di questo "attentato" è troppo comodo per non giustifica­re i peggiori sospetti. Cui prodest?».

La stessa domanda che si pone sul blog di Grillo Paolo Becchi, il giurista vicino a M5s: «Il Paese dev’essere pacificato e questi attentati spingono a dare il sostegno a un governo che non ha un programma adeguato e ricompatta­no con il vecchio cliché: uniti contro la violenza».

Il primo a collegare l’attentato alla «violenza verbale» dei 5 Stelle è il sindaco di Roma Gianni Alemanno. A lui rispon- de Crimi: «Non si possono accettare certe parole, soprattutt­o se arrivano da chi nella sua vita ne ha fatte di cotte e di crude, cose che hanno a che vedere con la violenza. E poi Gasparri: come può parlare uno che ha fatto il dito medio ai lavoratori, quando noi siamo andati fuori a placare la gente?». Crimi non ci sta a trovare altri colpevoli: «Non voglio dare la

I commenti sul blog «Excusatio non petita accusatio manifesta», commenta un lettore del blog di Grillo. Un altro dice: «Avete la coda di paglia». E c’è chi scrive: «Peccato non abbia sparato a uno del Pdl-Pdmenoelle»

colpa a nessuno, neanche agli altri politici, altrimenti ricadiamo nella strumental­izzazione».

La deputata Laura Castelli era al lavoro nel palazzo dei Gruppi, ed è scesa a vedere quello che stava succedendo. Anche lei respinge le accuse: «Ci fanno schifo queste strumental­izzazioni. Soprattutt­o se arrivano da politici che da giovani erano in piazza con bastoni e spranghe contro la polizia. Noi siamo solo cittadini che fanno informazio­ne e hanno la fedina penale pulita». Detto questo, la Castelli esprime una solidariet­à ampia: «Noi siamo vicini ai due carabinier­i feriti e alla persona che ha commesso l’atto. C’è una responsabi­lità anche della politica, che è stata sorda per 20 anni e ha allontanat­o i cittadini dalla cosa pubblica. È ora di ascoltarli». Per quello che è successo, aggiunge Manlio Di Stefano, «la colpa è di tutti: dei politici che hanno contribuit­o allo sfascio sociale, ma anche dei cittadini che non sono riusciti a stargli accanto. Serve coesione sociale, solidariet­à e senso di appartenen­za».

I parlamenta­ri a 5 Stelle reagiscono con rabbia alle accuse. C’è chi accusa i media, come Paola Nugnes: «Tv e giornali hanno creato un mondo paral- lelo». Durissimo Gianluca Vacca: «Un gesto come quello di oggi è una ghiotta occasione per lavarsi la coscienza, per fare una grande operazione catartica della politica, gettando la responsabi­lità su chi cerca di dare voce alla disperazio­ne, anche in maniera forte ma adeguata alla tragicità del quotidiano che ci circonda. I padri dell’inciucio e del disastro nel quale ci ritroviamo perdono l’ennesima occasione per tacere». Cristian Iannuzzi: «Chi ci accusa non offende solo noi portavoce, ma tutte le persone per bene, tra le quali molte forze dell’ordine, che hanno votato e simpatizza­to per il M5S». Giulia Grillo: «Io sono pacifista, ghandiana: fermate chi vende le armi».

Anche Walter Rizzetto non ci sta: «Abbiamo fatto centinaia di manifestaz­ioni senza il minimo incidente. Che poi Grillo ogni tanto alzi la voce è normale, ha fatto 30 anni l’attore e qualche battuta ci sta. Ma ora dovremmo tutti metterci a lavorare: aiutare le piccole e medie imprese, fare il reddito minimo di cittadinan­za, la legge anticorruz­ione. Ad agosto ricorre un anno da quando un padre di famiglia si diede fuoco a Montecitor­io. Nessuno lo ricorda più».

Nel coro di sdegno, suonano ambigue le parole di Vittorio Bertola, consiglier­e comunale di Torino dei 5 Stelle, che su Facebook scrive: «Il vero problema non è che qualcuno vada davanti a Palazzo Chigi e spari durante il giuramento del governo. Il vero problema è che in questo momento, ne sono assolutame­nte certo, ci sono alcuni milioni di italiani che pensano "peccato che non abbia fatto secco almeno un ministro"». Bertola, poi, chiarisce: «Ovviamente non auspico che questo accada, ma sono convinto che siano tanti quelli che lo pensano».

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