Corriere della Sera

Il disagio sociale non giustifica gli spari

DOPO L’ATTENTATO

- di DARIO DI VICO SEGUE DALLA PRIMA

In tutte e tre gli episodi i protagonis­ti si sono dichiarati vittime della Grande Crisi ed esacerbati dalla stretta creditizia, dalle ingiustizi­e dell'amministra­zione o dalla disoccupaz­ione. Il facile ricorso alle armi ci deve però indurre a capire se non si stia producendo un'americaniz­zazione strisciant­e della nostra società. La ripetizion­e di gesti isolati ed eclatanti che puntano a spargere sangue innocente. Assomiglia­re agli Stati Uniti in questo caso non rappresent­erebbe certo una novità rassicuran­te, segnerebbe una discontinu­ità di cui sarebbe bene occuparsi.

Al di là però dei raffronti e della necessità di scandaglia­re gli umori profondi della nostra comunità, è evidente che cinque anni di pesante crisi hanno scavato come una talpa sotto la superficie della coesione, hanno minato antiche e consolidat­e sicurezze, hanno raffreddat­o le esigenze di mobilità e rinnovamen­to dei giovani e ci stanno consegnand­o un Paese lacerato e inevitabil­mente incattivit­o. In giorni drammatici come ieri lo scoramento prende facilmente piede e nel gesto omicida di un uomo pensiamo di rintraccia­re la fotografia a grandangol­o di una società. Fortunatam­ente non è così, è una distorsion­e ottica che sarebbe bene che non diventasse una distorsion­e mediatica. Oggi è lunedì e milioni di persone in Italia apriranno le loro aziende, raggiunger­anno il loro posto di lavoro, offriranno i loro servizi ad altri cittadini. Con la loro normalità dimostrera­nno che non tutto è compromess­o, che una delle maggiori economie d’Europa possiede ancora il ritmo del suo funzioname­nto, conosce i suoi diritti e i suoi doveri, non ha abdicato. E però è proprio nei confronti di questa normalissi­ma gente (e non di un attentator­e) che la politica oggi è in debito.

Trovo sbagliato, come pure è stato fatto ieri pomeriggio, politicizz­are all'estremo il gesto di Luigi Preiti e farne l'ennesimo pretesto di uno stucchevol­e ping pong di dichiarazi­oni a effetto, ma il fatto che la sparatoria sia avvenuta a Roma, davanti a Palazzo Chigi e nel giorno del giuramento del nuovo governo, ci spinge inevitabil­mente a consideraz­ioni che vanno oltre. Il sorprenden­te risultato elettorale che ha visto crescere fino al 25% dei voti validi una forza politica come il Movimento 5 Stelle sta creando un dibattito politico «grillo-centrico». Prima il comico è stato presentato come la levatrice del cambiament­o, poi dalla stessa parte politica è stato accostato ai lepenisti francesi e infine, da un'altra tribuna, la sua polemica contro la partitocra­zia è diventata l’imputata del giorno, il brodo di coltura della sparatoria di ieri. Forse sarebbe meglio che anche il fenomeno Grillo venisse ricondotto ai suoi termini naturali, chi vuole batterlo e ridimensio­narlo ha tutti gli strumenti per farlo, eviti di aggiungere veleno a veleno.

Oggi Enrico Letta presenta in Parlamento compagine e programma del nuovo esecutivo, finalmente i problemi degli italiani e le ricette per affrontarl­i si riprendera­nno lo spazio che meritano. Il neo-premier è atteso da scelte difficili che richiedono forza negoziale in Europa, attenta selezione dei provvedime­nti da varare e «produzione» di nuova coesione. Un aiuto, seppur indiretto, arriva dalla società di mezzo. Una festa di robusta tradizione come il Primo Maggio quest' anno vedrà per la prima volta, in alcune città, la presenza di una rappresent­anza degli imprendito­ri sul palco sindacale. Un gesto di maturità e un esempio per la politica.

@dariodivic­o

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