Ora il test fiducia Il discorso di Letta, i consigli del Colle
Corriere della Sera ricami e spilla rosso scuro a forma di fiore) col figlio Giulio. Vede i familiari dei ministri, si alza e va a salutare, sorrisi, carezze ai bambini. Poi arrivano i ventuno. Uomini ovviamente tutti in scuro. Cravatte simili, pois bianchi su sfondo blu, per Dario Franceschini e Gaetano Quagliariello. Cravatte rosse per Andrea Orlando e Flavio Zanonato. Grigio perla per Letta.
Dopo i giuramenti, e l’arrivo delle notizie, si limitano al minimo i tempi per le fotografie. Dietro la porta del Salone c’è un piccolo buffet. Un brindisi di pochi minuti. Un primo informale confronto tra i ministri. Poi tutti a Palazzo Chigi. Emma Bonino (borsone di pelle a scacchi) sul piazzale mostra tranquillità. Cerca Moavero: «Dove sei finito? Per una volta che ho un cavaliere...». Vanno via a
piedi, ma senza sorrisi.
Ieri, durante il giuramento, un funzionario del Quirinale ha consegnato a Napolitano un biglietto con la notizia
della sparatoria (
ROMA — Lo sguardo segnato dalla tensione di queste settimane, le spalle incurvate, la bocca stretta in una smorfia di fatica, quando congeda i nuovi ministri che hanno brindato con lui nel Salone degli specchi, Giorgio Napolitano sospira come uno che si è liberato da un grande peso. La cerimonia per il giuramento del nuovo governo si è appena conclusa ed è ovvio che il presidente della Repubblica sia soddisfatto, ma anche svuotato dallo stress. Per il Letta-1 si apre adesso la prova del voto di fiducia, tuttavia l’incognita dissidenti (del Pd) sembra in via di assorbimento. A sgombrarla quasi del tutto potrebbe essere oggi il discorso del premier in aula.
Su questo, a quanto pare, il capo dello Stato non ha dovuto (quasi) preoccuparsi di distribuire particolari suggerimenti a Letta. A parte alcuni controversi capitoli economici — per esempio quello dell’Imu — sui quali non è ancora chiaro come Palazzo Chigi intenda procedere, sugli altri temi caldi dell’emergenza italiana i due hanno verificato una «sintonia naturale» tra loro, come spiegano sul Colle. Del resto, il lavoro, la coesione sociale, il futuro dei giovani, il ruolo della finanza, ecc., sono esattamente gli stessi dossier che l’agenzia Arel (fondata da Nino Andreatta, di cui Letta è magna pars, non a caso citata da Napolitano) approfondisce con un metodo di
La sintonia Sintonia tra Quirinale e Palazzo Chigi su lavoro, futuro dei giovani e coesione sociale. È probabile che oggi lo stesso presidente del Consiglio sottolinei la «natura politica» del suo esecutivo
analisi empirica e non ideologica dei problemi. Ciò che dovrebbe fare del neopresidente del Consiglio, lodato per il carattere «disponibile all’ascolto», un uomo già preparato a mettere in cantiere i provvedimenti necessari a scuotere il Paese dalla situazione difficilissima nella quale è ripiegato. Una situazione, per dirla alla maniera del mai abbastanza rimpianto Nicola Chiaromonte, «moralmente estrema».
Scontato, poi, che il premier, mutuando le parole pronunciate sabato da Napolitano, sottolinei la natura «politica» del proprio governo. Un modo per vincolare alla «responsabilità» i partiti che — davanti a lui, ma soprattutto davanti al capo dello Stato — si sono assunti l’impegno di sostenerlo. Qui sta il punto politico della nuova fase apertasi ieri. Infatti, a parte lo scontato ottimismo dell’esordio, l’orizzonte dell’esecutivo, come pure il futuro delle riforme istituzionali delle quali l’Italia ha urgente bisogno, dipende da due paralleli fattori di rischio: 1) le tante fragilità del Partito democratico, uscito diviso e decapitato da questa sfida; 2) i calcoli di convenienza del Pdl, sempre esposto agli intermittenti rimbalzi emotivi di un Silvio Berlusconi che si sente «assediato» dalla magistratura.
Certo, ogni volta che si rendesse necessario il presidente della Repubblica aprirà un ombrello di tutela su questo primo tentativo di coabitazione governativa tra centrosinistra e centrodestra. Ma il clamoroso attacco a colpi di pistola di ieri sul portone di Palazzo Chigi proprio nel momento in cui al Quirinale andava in scena il giuramento del governo, anche se le autorità vogliono considerarlo «un caso isolato», è un segnale molto preoccupante per tutti. In primis per Napolitano.
«Volevo colpire un politico», ha detto lo sparatore, con la rabbia di chi prende indistintamente di mira il Potere.