Il nuovo governo La linea di Berlusconi per placare i «falchi»: non diamo ultimatum
Imu decisiva: ma conta il risultato finale
ROMA — Il malumore resta forte nel Pdl, e Silvio Berlusconi lo sa. Ma, almeno per il momento, la scelta di aver dato il via al governo con una squadra di ministri che per i falchi del partito rappresentano l’area «moderata» e a lui meno fedele, la rivendica. «Usate senso di responsabilità, sostenete le nostre battaglie con forza, difendete le nostre posizioni. E siate collaborativi, con tutti certo, ma soprattutto utilizzate anche la vostra presenza al governo per stabilire contatti con i vostri colleghi centristi, con gli esponenti di Scelta civica, per saldare amicizie e costruire alleanze per il dopo, per quando si andrà a votare». Questo, raccontano, il succo del discorso che Silvio Berlusconi ha fatto ad Alfano, Lupi, Quagliariello, Lorenzin e De Girolamo, che assieme ai familiari e a Denis Verdini ha voluto vedere a pranzo ieri dopo il primo Consiglio dei ministri.
«Non è più tempo di falchi e colombe, la linea è la stessa per tutti. E non dovete sentirvi offesi da critiche e malumori che oggi sentite o leggete nei vostri confronti: è naturale, avviene sempre quando nasce un nuovo governo. Le acque si calmeranno, stanno già calmandosi», l’assicurazione del Cavaliere. Che però, naturalmente, sa che perché la linea delle larghe intese, «la più giusta che potessimo intraprendere», sia produttiva e serva anche al partito bisogna «portare a casa risultati sulle nostre proposte. A partire dall’Imu». Raccontano che, nel vertice, tutti si sono detti convinti che «Letta rece- pirà la nostra richiesta, in che forma, con quali modalità e con quali tempi lo vedremo». Certo, bisognerà avere risultati in fretta (la prima rata dell’Imu 2013 si paga a giugno), ma — avrebbe assicurato Berlusconi — dal Pdl «non stiamo dando nè scadenze nè ultimatum. Su questa proposta noi ci giochiamo il consenso del nostro elettorato, e l’importante è ottenere il risultato finale, con quali mezzi e modi lo vedremo nei prossimi giorni. Ma certo nessuno di noi ha intenzione di far saltare il governo facendo mancare la fiducia oggi e su questo».
Al vertice si è anche parlato di Convenzione per le riforme, per Berlusconi «assolutamente necessaria», a testimonianza che — ne deducono i ministri presenti — il Cavaliere «pensa ad un governo che duri, non a un’esperienza balneare». Per questo ecco i toni soft, non così drastici come quelli usati, ad indicare l’aria che tira in una parte corposa del partito, da Renato Brunetta che ha minacciato di non votare la fiducia se nel discorso di oggi del neopremier non ci sarà la promessa di cancellare «al prossimo Cdm l’Imu».
Sulla linea dura di Brunetta, di pancia, nel Pdl sarebbero in tanti, anche se «lui — dicono i colleghi — questa storia l’ha presa sul personale, si è sentito offeso perché non è ministro e prende posizioni estreme». Ma che il Pdl esploda oggi o domani o non regga l’urto a breve del governissimo è molto improbabile.
Certo, non si spengono le voci critiche e i mugugni di chi ritiene che Berlusconi si sia fatto sostanzialmente ingabbiare, legare le mani, che abbia messo al governo una squadra che non gli risponderà direttamente, che non lo rappresenta attraverso i pasdaran che tanto si sono battuti per lui. Così come sono ancora sanguinanti le ferite di chi già si vedeva al governo — dopo aver tanto lottato «per il bene del presidente, con fedeltà» — ed è stato superato da «gente che è stata a un passo dal tradirlo, prima delle elezioni». Ma Berlusconi sembra fidarsi: «Abbiamo fatto la scelta giusta. Adesso seguiamola per ottenere risultati». I delusi dovranno farsene una ragione.