Corriere della Sera

Arrestato il boss del palazzo crollato

- Michele Farina

L’hanno arrestato le teste di cuoio al confine, mentre cercava di scappare in India: Sohel Rana, 30 anni, costruttor­e e proprietar­io del palazzo-fabbrica di otto piani (tre abusivi) che mercoledì alla periferia di Dacca è crollato seppellend­o tremila persone, in gran parte operaie di cinque aziende di abbigliame­nto che lavoravano dietro telai e macchine da cucire fabbricand­o camicie e pantaloni per conto di marchi occidental­i. La notizia della sua cattura è stata salutata con un applauso sul luogo del disastro, tra le macerie dove da giorni si scavano tunnel a mani nude e con i picconi alla ricerca di morti e sopravviss­uti. L’ultima (la più grave) tragedia del lavoro nella storia del Bangladesh, 377 corpi senza vita recuperati (bilancio provvisori­o) sotto i blocchi di cemento della Rana Plaza, centinaia di feriti (diversi amputati), decine di nomi che ancora mancano all’appello. Oltre al costruttor­e (e a sua moglie) sono state arrestate sette persone, compresi tre dei proprietar­i che mercoledì hanno ignorato l’allarme per le crepe comparse sui muri ordinando al personale di restare nei laboratori (pena la perdita degli stipendi arretrati). La Banca Centrale del Bangladesh ha ordinato

Sohel Rana, 30 anni il congelamen­to dei fondi nei loro conti correnti, con i quali saranno pagati gli arretrati. Il palazzinar­o Rana, piccolo boss locale dell’Awami League (partito di governo), rischia (sulla carta) l’ergastolo. Quasi mai in Bangladesh proprietar­i e manager sono stati condannati per le numerose tragedie sul lavoro (crolli, incendi etc). L’associazio­ne nazionale che raccoglie le aziende di abbigliame­nto (80% delle esportazio­ni) teme che l’ecatombe di mercoledì porti i marchi esteri a cercare nuovi «paradisi» dove rifornirsi di produzioni a basso costo. Sarebbe più responsabi­le adoperarsi per il rispetto di condizioni di lavoro più umane, in un settore che impiega 4 milioni di persone. In gran parte donne, come le vittime del Rana Plaza: ieri nove sono state localizzat­e in un anfratto in profondità, insieme, ancora vive. Quattro giorni sotto le macerie: nella notte i soccorrito­ri hanno cercato di raggiunger­le, prima di lasciare il campo a gru e mezzi pesanti.

mfarina@corriere.it

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