Dollari e fischi a Perugia contro Yoani Sánchez
È arrivata in Italia per raccontare la sua vita sotto il regime cubano e, ironicamente, si è ritrovata ad essere contestata da alcuni sostenitori della dittatura castrista. Ieri a Perugia Yoani Sánchez doveva chiudere la settima edizione del Festival del giornalismo incontrando il direttore de La Stampa, Mario Calabresi, nella Sala dei Notari. Un vero evento dato che la blogger, considerata da Time Magazine una delle cento persone più influenti della Terra nel 2008, ha ricevuto il passaporto e il permesso di viaggiare solo recentemente. Ma già ieri pomeriggio i primi segnali di contestazione: all’ingresso della sala perugina erano stati esposti, per iniziativa dell’associazione Italia Cuba, due grandi striscioni con i quali si chiedeva «giustizia per i 5 cubani sequestrati in Usa». Poi alle 21 quando, con due ore di ritardo, è iniziato l’incontro, una trentina di persone della Rete dei Comunisti italiani si è alzata in piedi e ha buttato in aria alcuni finti dollari con su l’immagine della blogger. «Yoani pretende di insegnarci come si vive male a Cuba ma non dice che guadagna più di qualsiasi altro cubano — è scritto nel retro della banconota —. Sicuramente non vivrebbe meglio di così in una Cuba liberista. Quelli che invece vivono veramente male sono i cinque cubani imprigionati in Usa». Sánchez non è rimasta infastidita più di tanto dalla scena, in Brasile davanti a una contestazione simile aveva commentato: «Anche questo è un segno di libertà». Dopo un quarto d’ora di confusione Yoani è stata in grado di interloquire, come previsto, con Calabresi raccontando, per la prima volta in diretta, la vita a Cuba di coloro che reclamano la libertà. «Abito in un’utopia che non è la mia» aveva scritto in un celebre post sul suo blog E ieri la ragazza, che è stata incarcerata già due volte, ha potuto parlare di quella falsa utopia senza paura di finire in prigione.