Corriere della Sera

«Pagai sotto ricatto, temevo per i miei figli Politica senza regole»

- Luigi Ferrarella

MILANO — «Formigoni è stato uno dei primi ad alzare l’indice contro di me, ma sicurament­e nell’amarezza del momento e senza conoscere gli atti: da un garantista come lui mi sarei aspettato un giudizio più cauto».

Domenico Zambetti, ex assessore lombardo pdl alla Casa, risponde per la prima volta da quando è stato arrestato il 10 ottobre, poi in carcere fino a 7 giorni fa con le accuse di voto di scambio con la ’ndrangheta e concorso esterno in associazio­ne mafiosa.

Ha pagato 200 mila euro ai clan per 4.000 degli 11.217 voti alle Regionali 2010?

«Assolutame­nte no. Mai fatto con questi signori un accordo voti-soldi. Non avevo problemi a essere rieletto nel Pdl del 30%, visto che nell’Udc del 3-4% ero stato eletto nel 2005 con 8.000 preferenze».

Il pm Giuseppe D’Amico documenta però contanti da lei a un ’ndrangheti­sta.

«I pagamenti furono due: 20.000 euro il 31 gennaio 2011 e 30.000 il 15 marzo 2011. Ma la campagna elettorale non c’entra. Furono invece da me subìti. Insomma, mi arresi al ricatto di Francesco Costantino e Pino D’Agostino». Emissari di due cosche, per l’accusa. «Mai avrei immaginato ciò che ho letto. Conobbi Costantino come cognato di un brigadiere in Procura e padre di una consiglier­a comunale di Sedriano, resosi disponibil­e per la mia campagna elettorale; mi presentò D’Agostino come pensionato. Nel giugno 2010 mi dissero che in campagna elettorale sia loro, sia altri loro amici che avevano coinvolto, si erano creati delle aspettativ­e di lavoro sull’Expo. Risposi che non mi ero mai adoperato per queste cose. A luglio Costantino si presentò con una lettera, mi disse scritta da altri».

E lei si mise a piangere, come si sente nelle intercetta­zioni tra i boss?

«La lettera richiamava la mia origine me- ridionale e l’affetto forte che avevo per figli e nipoti, e diceva che io, non potendo dare loro dei lavori come avevano pensato, avrei dovuto compensarl­i con denaro. Ebbi uno scoraggiam­ento molto forte, forse qualche lacrima mi scappò. Mi sentii pressato, assillato, ricattato. E persi lucidità. Così, dopo le ferie, furono convenuti ammontare e tempistica. Ho dovuto pagare, ma per ricatto, non certo per aver avuto voti. Pagavo di mio, e salvaguard­avo le istituzio- ni e i miei cari».

Avrebbe «salvaguard­ato» di più con una denuncia.

«Certamente sarei diventato, per come vanno le cose in questo Paese, un eroe nazionale». Per come dovrebbero andare le cose. «Ma i miei familiari che vita avrebbero continuato a fare? Dopo la lettera ho veramente avuto paura per loro. Ho molto sof- ferto prima di decidere da solo di aderire al ricatto». Con quali contanti? «Da piccoli avanzi di campagne elettorali dal 2000 ho preso 31.500 euro. Gli altri 20.000 da un salvadanai­o riempito dal 2005 quando smisi di fumare 4 pacchetti al giorno».

A una familiare è stato però trovato un conto in Svizzera, e la data di un prelievo coincide con un suo pagamento agli ’ndrangheti­sti.

«In Svizzera non ho conti. Nessuna coincidenz­a può appartener­e a prelievi in alcun luogo».

Ben dopo i pagamenti, il 15 febbraio 2012, registrand­ola a sua insaputa, Costantino le ricorda «l’accordo di due anni fa da rispettare»: e lei non fa una piega.

«Come altre volte, non mi ero per nulla preoccupat­o di dare retta alle sue disquisizi­oni funambolic­he. È verosimile che l’allusione volesse richiamare un mio impegno morale ad aiutare sua figlia che si doveva diplomare».

A proposito di cene elettorali e mani da stringere, ha detto al pm: «In campagna elettorale ci sta tutto». Non è troppo comodo? Se va bene si prendono i voti, se va male non si pa-

Formigoni alzò il dito contro di me, da un garantista mi sarei aspettato più cautela

ga dazio.

«Non le nascondo che la mia massima è: le campagne elettorali incomincia­no il giorno dopo aver vinto l’ultima. Questo, chiarament­e, significa essere disponibil­i verso i singoli elettori. In politica ci sono regole non scritte, che purtroppo esulano da qualsiasi norma e controllo. Talvolta ti capitano anche spiacevoli sorprese». Come 180 giorni agli arresti. «Che mi hanno lasciato in positivo l’umanità degli operatori carcerari, e in negativo l’anomalia (a cui credo la politica dovrebbe interessar­si) di quella che ritengo una inutile e immotivata lunga limitazion­e della libertà».

lferrarell­a@corriere.it

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In libertà Domenico Zambetti, ex assessore regionale alla Casa in Lombardia, il 10 ottobre è stato arrestato per voto di scambio con la ‘ndrangheta, concorso esterno in associazio­ne mafiosa e corruzione. Il 22 aprile è uscito dal carcere ( a destra,...
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