Corriere della Sera

Se il potere è donna Zanussi: no al veleno di certe femministe

«Mostro i mali del carrierism­o, mi boicottano»

- Giuseppina Manin

Le femministe no, non le aveva messe in conto. Nella sua lunga carriera di regista, Krzysztof Zanussi, 74 anni, maestro del cinema polacco, polemiche e censure ne ha patite tante. Da destra e da sinistra: accusato di esser stato spia del regime comunista, poi alfiere di Solidarnos­c, poi ancora filo papista, paladino di un cattolices­imo conservato­re… «Ma venir contestato dalle femministe, questo non mi era mai capitato» ridacchia al telefono da Ancona dove ha terminato le riprese italiane de Il corpo estraneo, il suo nuovo film.

«Un film che ha rischiato di venir bloccato prima ancora di nascere dalle dure proteste di alcune estremiste polacche che non gradivano il modo in cui nella mia storia mostro la finta evoluzione della donna nel mondo occidental­e. Così mi hanno negato i finanziame­nti. Mi hanno detto che il film non doveva essere fatto. È la prima volta che mi capita in 40 anni di lavoro. Non mi era mai successo, nemmeno sotto il comunismo» assicura il maestro del cinema polacco, Leone d’oro a Venezia nell’84 per L’anno del sole quieto.

Insomma, il femminismo è peggio della dittatura? «Il femminismo è come il colesterol­o, c’è quello buono e quello cattivo… Io vorrei che le don- ne sapessero difendersi dal cattivo femminismo. Che non scambiasse­ro la giusta pretesa alla parità dei diritti con un’ambizione sfrenata e amorale che le svilisce».

A incarnare quel tipo di donna in carriera nel film è Krystyna, pronta a imitare e persino a superare i peggiori modelli maschili di un certo capitalism­o sfrenato. Nel suo gorgo spregiudic­ato verrà inghiottit­o anche l’ingenuo Fabrizio (Riccardo Leonelli), un giovane manager italiano impegnato in un movimento di rinnovamen­to cattolico, la cui fidanzata però vuol farsi suora. E dove meglio prendere i voti se non in Polonia? Nella speranza di dissuaderl­a, Fabrizio la segue a Var- savia, va a lavorare in una multinazio­nale dell’energia e si ritrova come capo proprio Krystyna. «Ma una donna di potere non può capire né accettare una mentalità così opposta alla sua quale quella di un cattolico fervente, pieno di ideali di solidariet­à, che rifiuta ogni gara per il successo. Un cristiano non può venire a patti con le leggi di un’economia selvaggia. Diventa un vero corpo estraneo. Dovremmo cercare di esserlo un po’ tutti. C’è bisogno di un nuovo anticonfor­mismo co-

La similitudi­ne Il femminismo è come il colesterol­o, c’è quello buono e quello cattivo

raggioso. Possiamo votare e possiamo non comperare: due armi potenti. Se alla mia età si torna dietro a una macchina da presa, lo si fa solo per una ragione forte. Per dire basta a questo consumismo insensato, a questa finanza corrotta. Per invitare a ritrovare un’integrità e a scegliere governanti di maggiore spessore morale, in grado di rimettere insieme questo nostro povero continente, oggi allo sfacelo».

Il film si conclude con qualcosa che assomiglia a un miracolo: un giovane disabile torna a camminare. «Dio manda molti segni, ma non siamo più capaci di metterci in contatto con Lui. La mia formazione di fisico mi ha insegnato che la divinità può nasconders­i dietro il caso apparente. Le cose più improbabil­i accadono di continuo, il miracolo è solo meno probabile. Le domande chiave non hanno risposta. Perché uno muore di can- Krzysztof Zanussi, 74 anni, sul set: il regista polacco ha terminato le riprese italiane del suo nuovo film, «Il corpo estraneo», la cui uscita è prevista in ottobre cro e un altro no? Perché Fabrizio si imbatte in Krystyna? Come quell’incontro cambierà le loro storie?».

A proposito di fede, lei che è stato amico di papa Wojtyla e l’ha anche raccontato in un film, Da un paese lontano, cosa pensa della rinuncia del suo successore Ratzinger? «Rispetto la scelta. Penso abbia valutato le sue forze a confronto della drammatica situazione della Chiesa. Oggi serve un Ercole per fare un po’ di ordine in quella scuderia. Mi pare che il nuovo papa Francesco abbia cominciato bene: si è chiamato Vescovo, ha istituito una collegiali­tà, otto cardinali per sostenerlo nel rinnovamen­to. Uno solo non può farcela. Come l’Europa, anche la Chiesa ha bisogno di persone nuove, capaci di sfidare l’individual­ismo e ricordare cos’è il bene comune».

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Sul set
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Un manager cattolico (Riccardo Leonelli, nella foto con Agata Buzek) segue in Polonia la sua ragazza, decisa a farsi suora. L’uomo trova lavoro presso una società il cui boss è Krystyna, che incarna il capitalism­o più amorale Il film

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