Non vuoi fare la velina? La mamma si vendica
È un
coacervo di frustrazioni che sfociano in odio, invidia, distruzione, la madre assassina protagonista dell’aspro monologo Niente più niente al mondo di Massimo Carlotto, in scena al Franco Parenti con la regia di Fabio Cherstich. Frustrata da un quotidiano che obbliga a salti mortali per giungere a fine mese. Frustrata perché moglie di uno che non l’ha fatta diventare «una signora» e perché la figlia, carina e ventenne, non pensa minimamente a realizzare il suo desiderio di vederla velina o sposata a un ricco ex «tronista». Non c’è speranza di riscatto per nessuno e la madre racconta di averla uccisa dopo l’ennesima provocazione della ragazza che riempie la casa di «collezioni» da edicola. Attonita, poi, aspetta la televisione per spiegare la sua verità d’innocenza e di scuse. Ben scegliendo una strada di non realismo, il giovane regista Cherstich ricerca una recitazione interiorizzata e ambienta il monologo in un nero spazio mentale, percosso dalle belle luci di Gigi Saccomandi, nel quale si staglia un tavolo inclinato, con infisso un coltello, al quale è seduta la madre. Un palcoscenico della mente per la figlia presenza inquietante (Marina Occhionero) e per tutta l’esistenza della madre cui dà vita, con bravura e raffinatezza espressiva, Annina Pedrini che disegna un personaggio sofferente, rabbioso, meschino e tenero, ragionante e folle, riuscendo a rendere palpabile cinismo, miseria morale, assenza di sentimenti. E il narrare della madre diventa un rimuginare cupo e afflitto di un’anima persa in un male che uccide la speranza, rende disumani, oscura la vita seppellendola in una coltre di egoismi, di falsi e facili valori, di sogni di squallide rivincite.
Occhionero e Pedrini