Corriere della Sera

La Juve cannibale mangia pure il Toro Lo scudetto è lontano solo un passo

Vidal e Marchisio uomini derby. Conte & co. possono trionfare domenica

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI 11 Roberto Perrone

TORINO — C’è una sola squadra cannibale, in questo campionato. È la Juventus. Le ultime due vittorie sono quasi strappate via, morsicando l’episodio favorevole, saltando addosso a partite imbizzarri­te come il derby numero 277, deciso al 41’ del secondo tempo, qualche minuto dopo una colossale occasione fallita da Jonathas: Arturo Vidal agguanta il pallone al limite e lo spedisce oltre l’impotente Gillet. Dopo l’espulsione di Glik (primato: fuori anzitempo anche all’andata: là rosso diretto, qui doppio giallo), chiude Marchisio.

Questo successo sa di antico, di certe partite che Madama non interpreta­va da primadonna, elegante e morbida, ma da ragazzotta di provincia, ben piantata e spigolosa. Un atteggiame­nto adatto al clima, calcistico e atmosferic­o. Una partita fredda (calda per qualche intemperan­za fuori e dentro le mura e per qualche parola di troppo), umida e piovosa, cominciata in ritardo perché i tifosi bianconeri si abbarbican­o sulla recinzione del settore a loro indicato e, malgrado i reiterati inviti a scendere, compresa la minaccia di non cominciare, continuano a stazionare a cavalcioni della balaustra. Alla fine Bergonzi fischia comunque. Come canta De André «lo stato si costerna, si indigna, s’impegna/poi getta la spugna con gran dignità». È la pioggia a fare il lavoro dell’ordine costituito. Come si scatena la tempesta si verifica una ritirata strategica per conquistar­e un pezzetto di riparo.

Il Torino è caricato a palla, ma il «vecchio cuore» batte per non prenderne tre come all’andata, prima di pensare a farne qualcuno all’avversario. Il 4-2-4 di Ventura si sviluppa come una ragnatela perfetta nella metà campo granata: Meggiorini è un mediano aggiunto, Santana e Cerci sono allineati e coperti (fin troppo). Ogni spazio è occupato, ogni volontà è concentrat­a sul tentativo di sfruttare un errore altrui. Fine. Malgrado questo la Juve (schierata da Conte con una sorta di 4-1-4-1 in fase difensiva più che un 3-5-1-1), in 20 minuti, costruisce (e non concretizz­a) più palle gol di tutta la partita con il Milan. Pogba effettua un grande assist per Vucinic, flaccido davanti a Gillet. Successiva­mente Marchisio impegna il portiere granata che si salva, grazie a un muro dei difensori su Pogba (in fuorigioco) a porta sguarnita. Nel final e di pr i mo t e mpo Buf f on compie una paratona su Santana che si è liberato in seguito (come volevasi dimostrare) ad una palla persa dalla retroguard­ia bianconera.

Come con il Milan, però, non è una partita arrembante. già vinti da Conte con la Juve, di cui 5 da giocatore E nella ripresa s’impantana ancora di più. Per più di mezzora non succede nulla, anche perché le interruzio­ni sono continue. Giocatori a terra, quasi moribondi, sceneggiat­e e piagnistei. Bergonzi dirige all’inglese (lo favorisce anche il clima) ma non dispiace. L’unico dubbio resta per una trattenuta di Bonucci a Jonathas che non arriva in scivolata a deviare il bell’invito di Cerci. C’è anche qualche sospetto di fuorigioco.

È il primo fuoco che riesce a illuminare una partita spenta. Forse il Torino sbaglia ad accenderlo. La tribù cannibale si risveglia, Vidal segna il suo quarto gol in tre partite (2 alla Lazio, uno al Milan i precedenti: è a quota 9 come Vucinic) e va a fare petto contro petto con Conte, sommerso dai compagni. Marchisio chiude. Domenica allo Juventus Stadium basta un punto contro il Palermo. Due anni fa, nell’Olimpico che Madama stava per lasciare, i tifosi bianconeri cantavano «veniamo con i bastoni». Alzi la mano chi pensava di ritrovarsi con il pentolone ribollente di due scudetti.

 ?? (Reynaud) ?? Raddoppio Claudio Marchisio, 27 anni, realizza il raddoppio e chiude la partita: aveva segnato una doppietta nel derby d’andata
(Reynaud) Raddoppio Claudio Marchisio, 27 anni, realizza il raddoppio e chiude la partita: aveva segnato una doppietta nel derby d’andata

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