Corriere della Sera

Parcheggi, negozi e posti a sedere Il nuovo Maracanã non piace ai nostalgici

- Rocco Cotroneo

RIO DE JANEIRO — Tra queste gradinate Zico fece 333 gol, Pelé il suo millesimo su rigore e i leggendari 200.000 spettatori della finale mondiale del 1950 finirono ammutoliti dopo la seconda e decisiva rete dell’Uruguay. Ci sono passati papa Wojtyla, i Rolling Stones e Madonna, ma fuori dal futebol il record è del grande Frank Sinatra, 175.000 paganti nel 1980. Sarà difficile togliere al Maracanã il marchio di stadio più famoso del mondo, anche negli anni a venire.

Mentre si può discutere se è ancora il più bello, dopo i lavori di ammodernam­ento che si sono conclusi in questi giorni, grazie ai quali il monumento di Rio de Janeiro ha guadagnato altri poco lusinghier­i primati e dosi abbondanti di polemiche. Tutto in vista della doppietta che attende la metropoli brasiliana, i Mondiali del 2014 e le Olimpiadi 2016.

Per i tifosi della Seleção e delle quattro grandi della città (Flamengo, Fluminense, Botafogo e Vasco), ma anche per i turisti che visitano la città, lo stop al Maracanã è stato doloroso e interminab­ile. La riapertura di sabato notte è avvenuta infine dopo ben due anni e nove mesi, e tre scadenze non rispettate. Per la Fifa è stato il simbolo dei ritardi in vista del 2014, anche se in giro per il Brasile ci sono impianti assai più indietro. Ma prontissim­o proprio non dev’essere il «Maraca», se per l’evento inaugurale è stata scelta una partita tra «amici di Ronaldo e amici di Bebeto», sorta di scapoli-ammogliati messa insieme dai due ex campioni oggi alla guida del comitato organizzat­ore dei Mondiali. Pubblico ammesso soltanto le autorità, e gli 8.000 operai che hanno lavorato in questi anni insieme ai loro familiari. Risultato: 8-5 per la squadra dell’ex Fenomeno interista, reduce da una dieta in diretta tv dai risul- ra, a giugno ci saranno le tre partite della Confederat­ions Cup, due nella prima fase (tra cui Messico-Italia), e poi la finale. Nel 2014 ospiterà ovviamente l’assegnazio­ne del titolo mondiale, e sarà il secondo stadio del mondo a godere del privilegio di una re- plica, dopo il messicano Azteca (1970, 1986). Non sarà invece l’impianto olimpico vero e proprio di Rio 2016, a causa della mancanza della pista di atletica, ma ospiterà le cerimonie di apertura e chiusura. E fino a quel giorno, e anche oltre, c’è da scommetter­e che le lamentele dei tradiziona­listi continuera­nno.

Tre volte è rimasto chiuso per lavori in dieci anni, spesso inutili e ripetuti, e con ritocchi ai preventivi che legittiman­o mille sospetti. Il «Jornalista Mario Filho» — questo il suo nome ufficiale, dal cronista carioca che più si sgolò per vederlo nascere — verrà poi privatizza­to. Sempre che la giustizia non faccia prevalere gli appelli contrari, che nelle ore dell’inaugurazi­one sono sfociati in nuove proteste. Nelle intenzioni il chiassoso, sporco, scomodo e poco sicuro tragitto della torcida per raggiunger­e gli spalti diventerà una specie di centro commercial­e a cielo aperto. I parcheggi per le auto (mai esistiti finora!) e le esigenze della Fifa cambierann­o infine il volto del quartiere dal quale lo stadio ha preso il nome, tra le recriminaz­ioni dei nostalgici. I quali sostengono che mai in 60 anni al Maracanã si è arrivati in macchina, e non si vede il motivo per cui biso

gna cominciare adesso.

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Non sarà mai più lo stesso il Maracanã, ma il calcio è cambiato e i rimpianti servono a poco. Gli ineguaglia­bili 200.000 spettatori si toccavano, ma in condizioni da arena...
(Epa, Ap) la capienza del nuovo Maracanã: prima ospitava 200 mila persone tati risibili. Non sarà mai più lo stesso il Maracanã, ma il calcio è cambiato e i rimpianti servono a poco. Gli ineguaglia­bili 200.000 spettatori si toccavano, ma in condizioni da arena...
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