Trento si ferma Piacenza porta la finale sull’1-1
Servi bene e vinci. Non ti entra, perdi. A fare la differenza nel volley moderno è l'unico fondamentale individuale: la battuta. Piacenza ne mette a terra 11, Trento solo 6. Il 3-1 (17-25; 25-22; 25-16; 32-30) che gli emiliani rifilano ai campioni del mondo porta in parità una finale (1-1) che Trento pareva dominare. «I dettagli fanno la differenza — dice Raphael, palleggiatore brasiliano di Trento —: sono stati più aggressivi». Piacenza ha avuto capacità reattive, sia dopo il primo set perso sia nel quarto, quando, sotto 8-1, ha avuto la pazienza di rimontare e di intavolare una sfida di nervi. L’ha vinta 32 a 30 anche grazie a un ragazzino, Luca Vettori, subentrato a Fei. Perché Zlatanov è monumentale, Simon una forza della natura, ma Vettori ha 21 anni e neanche voleva fare il professionista. Studiava al Dams: per fortuna di Piacenza, ha rimandato la laurea.
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rente all’avvicinamento al cuore dell’area canturina. Soprattutto, Trinchieri studia la mappa del campo di battaglia e decide di mettere l’accampamento a zona, che è anche l’unico modo di tenere in campo l’appesantito Leunen. Sul fronte offensivo, invece, spazio alle incursioni di Stefano Mancinelli in post basso. Cantù non corre ancora, non è libera e bella; è soltanto un po' più quadrata, eppure basta per riavvicinare Milano (34-37 al 20') che ha molto anche da Green ma poco da Hairston e nulla da Fotsis.
Adesso che Leunen non è più costretto a rincorrere gazzelle nella savana, ma trova la postazione di artiglieria pesante, spa-