Corriere della Sera

È ancora Francesca: «Emozione pura»

- Gaia Piccardi

Come va, Francesca, la tua storia d’amore con il tennis? «Meglio. Davvero. Meglio». Aveva ragione, nostra signora del Roland Garros, al gate del volo che lunedì scorso da Palermo, provincia di Fed Cup, la portava a Marrakech, Marocco, la capitale dove magicament­e l’alchimia si è ricreata, le gambe hanno ripreso a girare, il braccio a inventare traiettori­e, e la testa strategie. È ancora amore tra Francesca Schiavone e il tennis: «Emozione pura».

Ieri, a 11 mesi (un’eternità) dall’ultimo successo (Strasburgo 2012), la Franci si è annessa il regno che le mancava, un’ora e 33’ le sono bastati per liquidare la spagnola Lourdes Dominguez Lino in due set (6-1, 6-3), sesto titolo Wta in carriera (senza perdere nemmeno un set) in 17 finali giocate: la più importante, ce lo ricordiamo tutti, sabato 5 giugno 2010, a Parigi. No, non è la Francesca dello Slam, non ancora, «ma sono felice di aver prodotto buon tennis, le difficoltà mi hanno fortificat­a, ho lavorato molto per questo successo», aver fatto pace con il suo sport dopo mesi di conflitti è l’onda lunga dell’effetto-Fed Cup, un balsamo per la classifica (da oggi la Schiavone rientra nelle top-40 del ranking mondiale) e, soprattutt­o, per l’anima. Non è un caso che il trionfo di Marrakech segua immediatam­ente la settimana di Palermo condivisa, nell’inedito ruolo di riserva, con le sorelle d’Italia e capitan Barazzutti. Furiosa con se stessa per non essersi meritata un posto in singolare, totalmente fusa con la Sara (Errani), la Roberta (Vinci) e la Flavia (Pennetta), Francesca dalla panchina ha respirato la gioia per la quinta finale (2-3 novembre, probabilme­nte a Roma), si è rigenerata nel clima di squadra e ha potuto lavorare per sette giorni di fila con l’unico uomo al mondo da cui accetta consigli e

Effetto a catena Grazie al sesto titolo in carriera, la regina di Parigi 2010 rientra nelle top-40 del ranking

ramanzine, il c.t. Barazzutti. «I giorni di Palermo non sono stati facili da vivere, ma mi sono piaciuti e serviti. Vado a Marrakech e chiudo il cervello. Voglio ritrovare completame­nte il mio tennis, divertirmi e far divertire» spiegava al gate del volo verso la felicità. Marrakech ci riconsegna una giocatrice nel pieno della sua maturità agonistica («Vado avanti a sognare»), carica di fiducia in vista degli Internazio­nali e del Roland Garros, quell’appendice azzurra dove da tre anni un’italiana arriva in finale. Il tennis femminile è vivissimo e lotta insieme a noi (terzo successo stagionale dopo la Errani ad Acapulco e la Vinci a Katowice: all’appello ora manca solo la Pennetta). Problemi di abbondanza per Barazzutti in vista della finale di Fed Cup. Dasvidania, Russia.

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