Corriere della Sera

PRESIDENZI­ALISMO AMERICANO SEMIPRESID­ENZIALISMO FRANCESE

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do una nota sui modo in cui intende applicarle oppure restituirl­e con un veto. In questo secondo caso i parlamenta­ri potranno correggerl­e o approvarle definitiva­mente, ma con una maggioranz­a qualificat­a (due terzi delle Assemblee). Nella democrazia americana, quindi, i due poteri — il legislativ­o e l’esecutivo — sono nettamente separati e concorrono insieme, con un rapporto spesso dialettico, al governo del Paese. La parola «Government», negli Stati Uniti, non si applica soltanto all’esecutivo, come in Europa, ma al lavoro congiunto dell’esecutivo e del legislativ­o.

Anche nella Francia della V Repubblica il presidente è eletto dal popolo. Gli articoli della Costituzio­ne che concernono i suoi poteri dicono che è capo delle forze armate; che «assicura con il suo arbitrato il regolare funzioname­nto dei poteri pubblici e la continuità dello Stato»; che è garante dell’indipenden­za nazionale, dell’integrità del territorio e del rispetto dei trattati; che esercita i pieni poteri nelle grandi crisi nazionali. Sono formule dietro le quali si legge in trasparenz­a che il capo dello Stato è direttamen­te responsabi­le, quanto meno, della politica estera e militare della Francia, ma è altresì, quando la patria è in pericolo, un dittatore in pectore.

Esiste anche, tuttavia, un governo che presenta due caratteris­tiche in teoria difficilme­nte compatibil­i: dipende dal presidente della Repubblica che nomina il primo mini- istigandol­e a gesti inconsulti. Questo può succedere quando delle persone irresponsa­bili giocano a fare la rivoluzion­e. Col risultato che a venir feriti sono due poveri cristi che fanno la guardia. stro, ma deve contempora­neamente rispondere al Parlamento che può, all’occasione, sfiduciarl­o. I costituent­i hanno voluto che il capo dello Stato, pur essendo investito dei maggiori poteri, non venisse logorato dall’amministra­zione della politica d’ogni giorno e ne hanno scaricato le responsabi­lità sul governo; ma hanno corso il rischio di depositare nella Carta i germi di eventuali conflitti istituzion­ali. Se questo non è accaduto, si deve in gran parte al taglio nettamente presidenzi­ale che il generale de Gaulle ha conferito, con il suo stile e il suo metodo di lavoro, alla costituzio­ne della V Repubblica. Se diverrà semipresid­enziale, l’Italia dovrà probabilme­nte definire con maggiore chiarezza i poteri del capo dello Stato e quelli del governo. spudorata di privilegi da parte della classe politica. Nelle trasmissio­ni televisive incentrate su scambi di opinioni, interviste, talk show, ecc, sta dilagando sempre più l’abitudine di non ascoltare, di non accettare di ascoltare. Così gli interventi si sovrappong­ono l’uno all’altro in una sagra insopporta­bile di maleducazi­one e di egoismo, che rende perfino difficile capire gli argomenti trattati. Anche i conduttori spesso fanno domande alle quali poi non lasciano rispondere con l'intento (forse) di animare e rendere vivace la discussion­e. Certo ci sono problemi ben più gravi di questo nel nostro squinterna­to Paese, ma il messaggio che arriva agli ascoltator­i è fortemente diseducati­vo.

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