Corriere della Sera

Scorte e tutela armata per tutti i nuovi ministri dopo gli spari di Roma

Allargata la zona rossa. Metal detector portatili all’accesso delle piazze

- di FIORENZA SARZANINI

L’ agguato

ai carabinier­i davanti a Palazzo Chigi ha lasciato il segno: con il rafforzame­nto delle misure di sicurezza c’è il ripristino e in qualche caso la rimodulazi­one delle scorte e delle tutele personali. Entro la settimana il ministro Alfano dovrebbe convocare il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica per affrontare la questione. Restano molti misteri sulla confession­e di Luigi Preiti: il ritrovamen­to nella sua borsa di una punta di trapano che smentirebb­e l’acquisto di una pistola già «punzonata» e una mappa di Roma.

Il volto di Luigi Preiti dopo la sparatoria: i carabinier­i lo hanno appena fermato delle protezioni in alcuni casi già rinforzate domenica scorsa appena appresa la notizia degli spari davanti Palazzo Chigi.

Fra i diretti interessat­i c’è chi ne avrebbe voluto fare a meno, ma vista l’attuale situazione non sono state ammesse deroghe. D’altra parte «i sistemi di tutela non sono un capriccio», ha sottolinea­to il ministro della Difesa Mario Mauro. Rimarranno — e non si esclude vengano potenziate — le 25 scorte di primo livello e le circa 80 di secondo, che rappresent­ano un quinto delle oltre 500 protezioni personali operative sopravviss­ute agli ultimi tagli. Quelle di terzo e quarto livello — più di 400 — saranno oggetto di verifica e potrebbero subire, a seconda dei casi, delle modifiche.

L’attenzione è massima, nessuno vuole correre rischi. Anche perché si teme che qualcuno possa emulare il manovale calabrese. A confermarl­o ci sono le scritte a firma anarchica a favore del quarantenn­e di Rosarno scoperte a Roma davanti al liceo Mamiani («Prieti — cognome sbagliato ndr — ha perso il lavoro, c’è chi perde di più», «Morte allo Stato», «Più sbirri morti»), e a Padova alle spalle dell’università («Luigi Preiti sei uno di noi, pagherete caro»), insieme con le numerose email inviate da indirizzi fantasma — in alcuni casi usando un server california­no — a decine di giornalist­i e politici (fra loro l’ex presidente del Senato e ora capogruppo dei senatori Pdl Renato Schifani) con lo stesso testo ispirato a una canzone di Vasco Rossi: «Gli spari sopra sono per voi!». Polizia e carabinier­i indagano, come anche sulle minacce ricevute, sempre per posta elettronic­a, da alcuni consiglier­i comunali di Frosinone. Ma in questo caso il riferiment­o è alla possibilit­à dell’uso delle armi. Come a Roma.

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(Lapresse) A terra Frasi inneggiant­i a Preiti a Padova (in alto), mentre a politici e media arrivano i versi di Vasco Rossi (tondo) «gli spari sopra sono per voi»
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