MA LE RISORSE NECESSARIE VANNO TROVATE
IL DISCORSO DEL PREMIER
Enrico Letta, uno dei più giovani presidenti del Consiglio della storia repubblicana, ha presentato ieri alla Camera un programma di governo molto ambizioso, che richiederebbe senz’altro una intera legislatura per essere attuato, ma sul quale ha sfidato il Parlamento: se entro 18 mesi le Camere non avranno imboccato la strada giusta per le riforme istituzionali e per la legge elettorale, l’esecutivo si dimetterà. Perché, ha spiegato Letta, i cittadini non possono più essere presi in giro. Grande coraggio e spirito di servizio ha dimostrato il nuovo premier, che, come ha detto all’inizio del suo discorso, ha voluto «parlare il linguaggio della verità». Bene, seguendo questo filo assolutamente condivisibile, va detto che Letta così come sfida il Parlamento va sfidato sul suo programma. Il premier ha promesso la crescita dell’economia senza rinunciare al rigore dei conti pubblici. Già oggi sarà a Berlino e poi a Bruxelles e quindi a Parigi, per convincere Angela Merkel e l’Europa — «il nostro comune futuro» — che «di solo risanamento si muore». Poi, rientrato a Roma, dovrà passare ai fatti. È sterminato l’elenco dei provvedimenti messi in cantiere. Letta vuole ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese senza aumentare l’indebitamento.
probabilmente la golden rule per scomputare dal disavanzo gli investimenti e una maggiore considerazione del ciclo avverso ai fini del pareggio strutturale. Ma l’allentamento del vincolo esterno, ammesso che ci sia, non basterà. Determinante è la scommessa sul ritorno della fiducia presso famiglie e imprese, come motore della crescita. Ci sarà poi un processo di privatizzazioni e dismissioni da riprendere, sapendo però che il momento non è favorevole (dove stanno tutti questi compratori?), un Welfare da ridisegnare, preservandone l’universalismo ha detto il premier, ma riorientandolo su chi ha effettivamente bisogno. Significa combattere abusi e sprechi. La riforma dell’Isee per evitare che le prestazioni assistenziali vadano ai finti poveri è pronta. E su questa scia molte risorse potrebbero arrivare da una seria lotta all’evasione fiscale.
Letta ha promesso: non pagheranno più «i soliti noti». Vogliamo crederci. Ma la fiducia dei cittadini non può più essere tradita, ha scandito lo stesso premier. E quindi, ci permettiamo di fare una postilla al suo discorso: se non riuscirà a realizzare il suo programma, Letta lo capirà molto prima che passino 18 mesi. In quel caso tutto potrà fare, meno che galleggiare.