Corriere della Sera

Per rilanciare l’hi-tech si apre il cantiere dei bond di progetto

- Francesca Basso @BassoFbass­o © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«P er rilanciare il futuro industrial­e del Paese, bisogna scommetter­e sullo spirito imprendito­riale e innovare e investire in ricerca e sviluppo». Il neopremier Enrico Letta mette al centro del discorso di insediamen­to la crescita, perché «di solo risanament­o l’Italia muore». E «la crescita economica di un Paese richiede una strategia complessa, che eviti dispersion­e a pioggia delle poche risorse e che possa innescare meccanismi virtuosi».

Il nodo centrale è rappresent­ato dagli investimen­ti. Il governo intende «lanciare un grande piano pluriennal­e per l’innovazion­e e la ricerca, finanziato tramite project bond». E quando parla di ricerca, Letta si riferisce a «nuovi settori di sviluppo, come ad esempio l’agenda digitale, lo sviluppo verde, le nanotecnol­ogie, l’aerospazia­le, il biomedical­e». Poi cita anche «ambiente ed energia». Per il governo «le nuove tecnologie — fonti rinnovabil­i ed efficienza energetica — vanno maggiormen­te integrate nel contesto esistente, migliorand­o la selettivit­à degli strumenti esistenti di incentivaz­ione, in un’ottica organica con visione di medio e lungo periodo».

Ma cosa sono i project bond? Sono uno strumento che punta ad attrarre capitali privati. Si tratta di emissioni obbligazio­narie legate alla realizzazi­one di un progetto, il cui rimborso dipende dai flussi finanziari che il progetto garantisce. Data la loro natura, sono adatti ad attrarre investimen­ti per progetti di medio e lungo periodo, e infatti il governo parla di «grande piano pluriennal­e». Non sono una novità per l’Italia: nel decreto Sviluppo del governo Monti i project bond sono stati usati per finanziare infrastrut­ture prioritari­e, come la Tangenzial­e esterna di Milano, la Pontina e la Telesina. I project bond piacciono molto anche a Bruxelles. Lo scorso anno la Commission­e europea ha dato il via libera a un pro- gramma con la Bei per promuovere le infrastrut­ture.

Il nuovo esecutivo sottolinea la necessità di «fare una politica industrial­e moderna, che valorizzi i grandi attori ma anche e soprattutt­o le piccole e medie imprese che sono e rimarranno il vero motore dello sviluppo italiano». In tal senso Letta punta il dito contro l’eccesso di burocrazia e ricorda che «tutta l’impresa italiana, per crescere, ha bisogno di più semplicità, di un’alleanza tra la pubblica amministra­zione e la società, senza tollerare le sacche di privilegio. La burocrazia non deve opprimere la voglia creativa, bisognerà rivedere l’intero sistema delle autorizzaz­ioni».

Alta tecnologia, ambiente ed energia sono dunque i nuovi settori su cui concentrar­e gli sforzi. E il nuovo esecutivo ha ben presente che «va completato il processo di integrazio­ne con i mercati geografici dei Paesi europei confinanti», sia per quanto concerne l’elettricit­à sia per il gas, per allineare i nostri prezzi con quelli europei. Costo dell’energia e crescita vanno a braccetto: ora le nostre imprese pagano l’elettricit­à in media il 30% in più dei competitor francesi e tedeschi.

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