L’obiettivo opzione zero per le autorizzazioni «R
ivedere l’intero sistema delle autorizzazioni». Nel lungo discorso al Parlamento il premier Enrico Letta concede solo questa anticipazione sul tema delle semplificazioni e della lotta alla burocrazia che «non deve opprimere la voglia creativa degli italiani».
Il breve accenno sembra legittimare il collegamento a uno dei capitoli della relazione dei dieci «saggi», quello in cui si parla di «opzione zero per i regimi autorizzatori non necessari». Muovendo dal presupposto che l’attuale livello di oneri amministrativi «andrebbe drasticamente ridotto», i «saggi» sono arrivati alla conclusione che «solo dove questa semplificazione non sia possibile per evidenti ragioni di pubblico interesse, i vincoli all’iniziativa economica andrebbero mantenuti». Per il resto invece occorrerebbe varare un provvedimento che «obblighi le amministrazioni a dichiarare, in tempi certi, gli atti per i quali si intende procedere a una drastica semplificazione, prevedendo un monitoraggio trimestrale online sulle effettive realizzazioni, i cui dati siano accessibili al pubblico».
Il quadro legislativo viene poi completato con l’introduzione di incentivi e sanzioni che assicurino l’attuazione delle semplificazioni a livello statale, regionale e locale. I «saggi» sono infatti contrari all’attuale meccanismo del silenzio-assenso che prevede un eventuale controllo solo successivo. Tale sistema, a loro opinione, ha due limiti: il primo è che, «soprattutto quando si tratta di investimenti importanti, non basta il silenzio, perché chi investe vuole la sicurezza di una decisione favore- vole espressa; il secondo è che questo genere di istituti (come la Segnalazione certificata di inizio attività, Scia) hanno un ambito di applicazione incerto».
La proposta alternativa è una norma che preveda un indennizzo forfettario e automatico per i ritardi delle Pubbliche amministrazioni, insieme con la possibilità di chiedere i danni davanti al giudice.
I «saggi» propongono anche di «riordinare, eventualmente sopprimendo o accorpando, i troppi enti che affollano il sistema amministrativo», come le Province, le Comunità montane, i consorzi di enti locali. Un passaggio che Letta ha richiamato in qualche modo nel suo discorso quando ha detto che semplificazione deve andare di pari passo con la sussidiarietà. Il che non significa «perseguire una politica di tagli indifferenziati, ma al contrario valorizzare Comuni e Regioni per rafforzare le loro responsabilità».