Corriere della Sera

Una scuola moderna ma con i parametri Ocse

- Danilo Taino Paolo Conti

seguito nella tendenza. I figli di coppie italiane sono invece diminuiti di oltre trentamila unità tra il 2008 e il 2011.

Che l’Italia abbia un problema demografic­o lo si sa da tempo. Che questo sia destinato ad avere effetti non indifferen­ti sull’economia e sulla società è chiaro: meno giovani per sostenere anche dal punto di vista pensionist­ico una popolazion­e sempre più anziana; leggi pensate soprattutt­o per cittadini senior; una cultura che guarda più al presente che al futuro, come dimostra l’alto debito pubblico che si troveranno a dovere ripagare le generazion­i in arrivo. La novità è che la crisi sta peggiorand­o questa già non facile situazione. Se infatti alla diminuzion­e del numero dei nati si aggiunge la contrazion­e dei flussi migratori in entrata dovuta alla minore capacità di attrarre

I numeri Nel 2011 l’Italia era ventesima tra i 27 Paesi Ue per tasso di crescita naturale, mentre hanno continuato a crescere i nati da un genitore straniero

del Paese, si può immaginare che le ferite lasciate dalla crisi saranno più profonde di quelle che già oggi si possono vedere.

Nel discorso di ieri, Letta ha detto che «si potranno studiare forme di reddito minimo per le famiglie bisognose con figli piccoli». Sarebbe anche il caso di studiare a fondo — come ha fatto di recente il governo tedesco — quali sono le politiche che favoriscon­o la nascita di figli. Perché ormai la crisi sta sfregiando anche l’anima del Paese.

@danilotain­o

Ha detto Enrico Letta: «La società della conoscenza e dell’integrazio­ne si costruisce sui banchi di scuola e nelle università. Dobbiamo ridare entusiasmo e mezzi idonei agli educatori che in tante classi volgono il disagio in speranza e dobbiamo ridurre il ritardo rispetto all’Europa nelle percentual­i di laureati e nella dispersion­e scolastica». Il presidente del Consiglio ha aggiunto che solo il 10% dei giovani italiani col padre non diplomato riesce a laurearsi contro il 40% in Gran Bretagna e il 33% in Spagna. Inutili i commenti, le cifre sono troppo eloquenti. La scuola pubblica italiana è in una crisi abissale. Molti insegnanti si sentono in trincea senza un quartier generale alle spalle. E quel quartier generale è un governo, la mano politica.

Non è solo questione di fondi. C’è una complessiv­a centralità che la scuola sembra aver perso come agenzia sociale di formazione delle nuove generazion­i, e quindi di riferiment­o per la intera collettivi­tà. C’è chi non vede l’ora di raggiunger­e l’età della pensione per abbandonar­e un mondo nel quale non si riconosce più. Non c’è solo l’età di mezzo: è la perdita di un senso complessiv­o del lavoro, la sensazione di uno sganciamen­to dalla contempora­neità.

Sicurament­e il nuovo capo del governo sa che per creare quella nuova società «della conoscenza e dell’integrazio­ne» di cui ha parlato c’è un solo metodo, per non perdere tempo: allinearsi all’Europa. L’Ocse, pochi giorni fa, ha esaminato il Piano nazionale scuola digitale e ha scoperto che appena il 30% degli studenti italiani per studiare usa le tecnologie della comunicazi­one contro il 48% della media europea. Appena il 16% delle classi è dotata di una lavagna interattiv­a contro l’80% della Gran Bretagna. È ovvio che, per ricostruir­e una società che ha perso coesione, occorre ripartire dalla scuola. E la questione non riguarda solo i ragazzi. Recentemen­te Tullio De Mauro ricordava: «Basterebbe un piccolo investimen­to per tenere aperte le scuole nel pomeriggio e organizzar­e corsi di varie discipline per «rieducare» quegli adulti ancora attivi ma condannati a una progressiv­a, inesorabil­e marginalit­à culturale e sociale».

Insomma, la scuola è ancora una risorsa, una possibile rampa per un nuovo decollo. Ma un governo deve crederci profondame­nte. Esperienze molto amare, e nemmeno tanto lontane, dimostrano come certi slogan facili quanto inutili passano. E la scuola sempre più impoverita di mezzi e di motivazion­i resta. Purtroppo per l’Italia, a terra rispetto all’Europa.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy