Lombardi: un tavolo su questi temi
ROMA — «Il discorso di Enrico Letta è un libro dei sogni, scritto e recitato da facce che non sono credibili. Noi non ci scongeliamo e non ci mescoliamo. Però, sui singoli temi siamo pronti a discutere. Quando vuole, siamo pronti a sederci a un tavolo». Roberta Lombardi, capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle, accoglie con forte scetticismo, ma senza chiudere la porta, il discorso programmatico del neopremier. Come le è parso il discorso? «Come se Letta fosse arrivato da Marte. Ha portato l’impegno che molti italiani avrebbero voluto sentire. Solo che noi in Italia ci viviamo da almeno 40 anni. E negli ultimi 20, lui o la sua famiglia sono stati ininterrottamente al governo. Perché non hanno fatto nulla?».
Almeno dal punto di vista teorico lo ha condiviso?
«Il Pd ha preso da noi il tema del reddito di cittadinanza. Prima eravamo tacciati di essere sognatori, ora invece va alla grande. Anche il Pdl alla fine ha preso sull’abolizione dell’Imu. E poi la parte sui risparmi, sulla moralizzazione, sull’anticorruzione, sul conflitto d’interesse. Tutte cose che riscoprono ora». E non è una novità positiva? «Sarei felice se riuscissero a farle: tornerei a fare la mamma e l’impiegata. Felici di essere smentiti, ma siamo molto scettici. La nostra parte sarà far sì che l’opinione pubblica sia attenta a quello che succede».
Cosa le pare di Letta, dal punto di vista politico? Né meglio né peggio di Bersani e Berlusconi?
«Né meglio né peggio di Bersani. Berlusconi è fuori quota». Cioè Berlusconi è molto peggio? «Forse questo non lo dovevo dire, ma l’ho detto».
Letta tende la mano, vi chiama a un ruolo attivo, ribadisce l’invito a «scongelarvi».
«Se vuole un abbraccio preventivo, aprioristico, preferisco rimanere uno stoccafisso. Sui singoli temi, invece, siamo già belli scongelati».
Vi rimprovera il silenzio sulla Convenzione sulle riforme.
Kyenge esibita perciò non abbiamo applaudito. Sì alla cittadinanza purché in una cornice di legalità
«Ci ha sorpresi. In che senso si aspettava una risposta positiva? Possiamo confrontarci su diverse cose, come sull’eliminazione del bicameralismo perfetto». Insomma, si può dialogare? «Certo, dei nostri 20 punti ne ha toccati una decina, o forse poco meno. Su questi siamo pronti a lavorare immediatamente». Due o tre cose da fare subito? «L’eliminazione dei rimborsi elettorali, l’abolizione delle Province, l’anticorruzione, il conflitto di interessi e il reddito di cittadinanza». Cosa non le è piaciuto? «Quando ha parlato del "mito della democrazia diretta". Abbiamo esempi in cui strumenti di democrazia diret- ta in ambiti precisi funzionano».
Non avete applaudito la citazione come esempio positivo del ministro di colore Cécile Kyenge.
«Non ci è piaciuto che sia stata citata come eccezione. Per noi la presenza di donne e giovani e il pluralismo sono cose assodate».
D’accordo, ma la Kyenge è il primo ministro di colore italiano. Non è una cosa molto assodata.
«Certo, è un’eccezione, ma ci è parso che venisse esibita. Per rispetto a lei non abbiamo applaudito».
Non è che non l’avete fatto perché lei si è detta favorevole al diritto di cittadinanza per chi nasce in Italia?
«No, assolutamente, noi siamo favorevoli. Purché questo avvenga in una cornice di legalità. Se il bambino è integrato e respira la cultura del Paese, va bene».
Ma il passaggio dallo ius sanguinis allo ius soli comporta la cittadinanza a bambino nato, non integrato.
«Certo. Quello che voglio dire è che non basta renderlo italiano subito. Va costruita l’integrazione».
Il suo 5 Stelle Cristian Iannuzzi non si è alzato, unica eccezione, per applaudire i carabinieri feriti.
«Non so, non ho visto. Comunque se l’ha fatto, conoscendolo, non è perché non volesse fare un omaggio ai carabinieri. Lui è un pacifista, se non si è alzato sarà stato per ragioni di carattere più generale».