L’india sui marò: «La buona fede esclude la colpevolezza penale»
Apertura del ministro degli Esteri. Bonino: «Sono fiduciosa»
ROMA — Anche se l’andamento oscillante del caso consiglia di essere prudenti prima di elaborare previsioni a lungo termine, i margini per un negoziato politico tra i governi di India e Italia sono sembrati ieri più larghi rispetto agli ultimi mesi, e forse già esplorati negli ultimissimi giorni.
Il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid ha parlato dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso il 15 febbraio 2012 i pescatori del suo Paese Ajeesh Binki e Valentine Jelastine scambiandoli per pirati, come di due imputati per i quali è da escludere la pena di morte. Questa garanzia era già contenuta tra le rassicurazioni che il governo di Mario Monti aveva richiesto nel marzo scorso prima di rimandare i due fucilieri a New Delhi dopo un permesso di rimpatrio ottenuto in occasione delle elezioni italiane, tuttavia a tratti era parsa tornare in discussione. Pur enunciandola in via indiretta, Khurshid ha aggiunto a quella garanzia una valutazione che non era obbligato a fornire: «Se uno agisce in buona fede non c’è colpevolezza penale». La mancanza di cattiva fede, ha sottolineato, è «un’attenuante molto cruciale» nella legislazione indiana.
Non è un caso che nella stesa giornata, mentre Khurshid parlava a Mosca con giornali- sti italiani, a Roma il nuovo ministro degli Esteri Emma Bonino abbia ricordato che «l’India è uno Stato di diritto» e abbia affermato sul caso: «Penso che avremo una soluzione, come giusto che sia: sono fiduciosa (...). Ci sono state slabbrature da molte parti, ora spero ci sia un nuovo ini- zio nel rispetto dei reciproci ruoli. L’India è un grande Paese».
Oltre a far notare che nella sua nazione «negli ultimi dieci anni ci sono state solo due, tre esecuzioni, in gran parte per terrorismo o fatti criminali gravissimi», Khurshid ha parlato del governo Letta con toni molto amichevoli. «Spero che abbia successo e credo lo avrà. Avete un primo ministro di centrosinistra, molte donne, gente giovane: è un tentativo di mettere insieme con successo una buona gestione dei problemi aperti del vostro Paese», sono stati di fronte alla stampa il suo augu- rio al governo e la sua descrizione.
L’iniziale e poi superato rifiuto di far partire dall’Italia i marò, in marzo, aveva spinto New Delhi a vietare l’espatrio del nostro ambasciatore. Nello spirito di quello che Emma Bonino chiama «nuovo inizio», il nuovo presidente del Consiglio italiano ieri alla Camera ha evitato toni aspri verso gli indiani: «Lavoreremo pe r t r o v a r e una s o l uz i o ne equa e rapida alla dolorosa vicenda dei due fucilieri di Marina trattenuti in India, che ne consenta il legittimo rientro in Italia nel più breve tempo possibile».
Da tanto i segnali di disponibilità non partivano simultaneamente e quasi simmetricamente da India e Italia. Khurshid ha rassicurato Roma anche sulle indagini sulla morte dei pescatori affidate alla National investigative agency: «Non agirà in base al Nia act (per atti terroristici prevede pena di morte, ndr) ». A suo avviso, il processo ai marò può durare «due, tre mesi circa».