Corriere della Sera

Peres: «Compromess­o sul Cenacolo, il mio messaggio al Papa»

Il presidente israeliano a Roma: con il Vaticano grandi progressi

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

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GERUSALEMM­E — A 90 anni (li compirà il 2 agosto) Shimon Peres è impegnato a Sedurre l’avvenire, come ha intitolato il libro scritto con Jacques Attali, e concentrat­o a risolvere contese conficcate nel

Obama è una persona seria: se necessario, interverrà in Iran anche militarmen­te

passato. Come i negoziati con il Vaticano che vanno avanti ormai dal 1999: «Abbiamo appianato il 99 per cento delle questioni», spiega il presidente israeliano. Oggi incontra papa Francesco a Roma e dovrebbe assicurarg­li che anche quell’1 per cento è risolto, che anche i grovigli attorno al simbolo delle trattive sono sbrogliati: la sala del Cenacolo sul Monte Sion a Gerusalemm­e, dove i pellegrini cristiani vogliono tornare a celebrare la messa e che verrebbe concessa da Israele a una «speciale autorità» del Pontefice. «Senza entrare nei dettagli posso garantire che è stato trovato un compromess­o su questo punto».

Grisaglia e cravatta blu, la maglia di lana che spunta dal polsino della camicia azzurra, il capo di Stato in carica più anziano al mondo, sorride mentre beve il tè che ricaccia il freddo dell’aria condiziona­ta. In poche frasi comprime le teorie esposte nel saggio concepito con l’ex consiglier­e di François Mitterrand, che verrà pubblicato quest’estate: il mondo è diventato ingovernab­ile, i politici non hanno risposte (e risorse), deve nascere un’alleanza tra gli individui e le imprese globali.

Diciannove leader europei — tra loro Giuliano Amato — hanno s c r i t t o una l et t er a a Catherine Ashton, Alto rappresent­ante dell’Unione per la politica estera, e hanno dichiarato comatoso il processo di pace, ormai stecchiti gli accordi del 1994 legati al nome di Peres, Yitzhak Rabin e Yasser Arafat. «Oslo è morto? E allora consideria­mo cadavere tutto il Medio Oriente. Quell’intesa è importante per le basi create, ha permesso ai palestines­i di rafforzare il sostegno alla pace e ha dato loro l’autonomia: stanno costruendo nuove città, un’economia. Adesso bisogna continuare i negoziati, arrivare alla nascita di due Stati. Che significa morto? Il passato è morto, non le idee».

Il presente dell’Italia («il vostro Paese ha la fortuna di avere Giorgio Napolitano, un presidente fenomenale») lo impensieri­sce quando sente i proclami di Beppe Grillo, come quelli raccolti nell’intervista al quotidiano israeliano Ye d i o t h

Ahronoth sulla lobby ebraica che controlla le informazio­ni («tutto quel che in Europa sappiamo su Israele e Palestina è filtrato da un’agenzia internazio­nale che si chiama Memri. E dietro Memri c’è un ex agente del Mossad»): «L’antisemiti­smo è una malattia — risponde Peres — ma non è un problema degli ebrei, sono i non-ebrei a doverlo curare. Non sono interessat­o ad analizzare i problemi, sono in cerca di soluzioni. Grillo ha preso il 25 per cento dei voti alle elezioni, il punto è: può risolvere la crisi dell’Italia?».

Chi gli dà certezze è Barack Obama: «È una persona seria, ha detto che non permetterà all’Iran di ottenere la bomba atomica e se sarà necessario interverrà anche militarmen­te. Teheran non è solo una preoccupaz­ione israeliana, non voglio che diventi nostro monopolio. È un pericolo per tutto il mondo, è il centro del terrore e delle violenza: adesso vuole realizzare un ordigno nucleare. Nessuno li minaccia, perché i leader iraniani minacciano gli altri?».

Al presidente americano che gli chiedeva quale fosse l’ostacolo allo sviluppo della democrazia in Medio Oriente ha risposto «i mariti». Adesso spiega: «Non puoi costruire un’economia moderna con solo una parte della popolazion­e. Le donne sono un partner essenziale e alla pari. Non sono un femminista, ma se i mariti non vogliono che le mogli abbiano uguali diritti, se le discrimina­no e le lasciano senza educazione, questo ricadrà sui figli e tutta la società resterà povera».

Lo staff di Peres è composto quasi tutto da donne, perché «sanno giudicare meglio le persone, perché imparo da loro, perché sanno ammorbidir­e le tensioni in un gruppo. Ogni donna è una civiltà a sé, i maschi sono più o meno simili tra loro. La democrazia non è solo il diritto all’eguaglianz­a, è avere eguale diritto a essere diversi. Nessuno deve permetters­i di degradare una donna».

Nel giardino della residenza a

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L’intesa di Oslo è morta? Non è vero. Il passato è morto, non le idee

Gerusalemm­e, il busto di Moshe Katsav chiude il girotondo degli otto presidenti che lo hanno preceduto. Nel 2010 Katsav è stato condannato per stupro e abusi sessuali contro le sue assistenti, è ancora in carcere e Peres — assicura il portavoce — non ha intenzione di concedergl­i la grazia chiesta dalla famiglia.

Davide Frattini

@dafrattini

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