E anche Pearl Harbor è oggetto di «rilettura»
C he
cosa è un’invasione? Il premier nazionalista giapponese sostiene che neanche a livello accademico c’è consenso. E spiega che «gli accadimenti storici tra le nazioni sembreranno sempre differenti, a seconda del Paese che li guarda». Pearl Harbor, l’attacco a sorpresa (proditorio) del 7 dicembre 1941 contro la base americana nelle Hawaii, è uno di questi «accadimenti». I fatti: centinaia di aerei giapponesi in due ore di incursione affondarono una ventina di navi americane, comprese otto corazzate, uccidendo duemila soldati e marinai. Un colpo devastante per la Flotta del Pacifico. Il presidente Roosevelt la definì «una data che vivrà nell’infamia». Il giorno dopo gli Stati Uniti entrarono in guerra con il Giappone e tre giorni dopo fu guerra anche con Germania e Italia. Ma davvero a Washington non si aspettavano il blitz? Le portaerei della US Navy erano lontane da Pearl Harbor e la teoria del complotto sostenne che la base era stata lasciata indifesa proprio per trovare una motivazione così forte da convincere il Congresso a scendere in guerra. Si ipotizzò anche che l’intelligence Usa avesse decrittato i codici segreti di Tokyo. Ci furono commissioni d’inchiesta negli Usa che accusarono di negligenza generali come Marshall (che poi diventò segretario di Stato). E resta ancora misterioso il ruolo dell’ambasciatore giapponese Nomura, che portò in ritardo al Dipartimento di Stato di Washington l’ultimatum di Tokyo: perse tempo a decifrarlo perché il 7 dicembre era domenica e il personale era in weekend. La storia è diversa, a seconda di chi la racconta.