Corriere della Sera

La fine dei giudici di pace I Comuni ne salvano solo 150

La nuova «geografia»: accorpamen­ti e oltre 600 tagli

- Mariolina Iossa

ROMA — Non si salveranno che circa 150 uffici dei giudici di pace, forse anche di meno; secondo le associazio­ni dei giudici di pace non si andrà molto oltre i 130. Ieri è scaduto il termine entro il quale i comuni potevano chiedere al ministero della Giustizia di evitare la soppresson­e della loro sede del giudice di pace. Hanno avuto 60 giorni di tempo, i comuni, per decidere se avvalersi di questa opzione, se fare o meno questa operazione di salvataggi­o, e le domande arrivate al ministero sarebbero davvero poche, soltanto perché agli enti locali il governo Monti e l’ormai ex ministro Severino hanno chiesto di assumersi quasi tutto l’impegno economico del servizio, anche consorzian­dosi, ad eccezione del compenso destinato al giudice stesso. E i comuni, con le casse già vuote, si sono rassegnati al peggio.

Erano 846 gli uffici del giudice di pace in tutta Italia. Ma le spese della giustizia andavano tagliate e così, oltre alla riduzione degli uffici giudiziari (quelli di primo grado scesi da 1.398 a 449), oltre alla soppressio­ne di 31 Tribunali con relative Procure e l’eliminazio­ne di 220 sezioni distaccate, si è deciso appunto per la cancellazi­one di 667 uffici del giudice di pace. Quando avverrà tutto questo? Il riordino della geografia giudiziari­a previsto dalla legge 148 del 2011 dovrebbe essere operativo dal 13 settembre ma il ministero sembra già in ritardo e quindi la data potrebbe slittare.

Gli uffici dei giudici di pace da sopprimere dovevano essere 674, poi con il decreto legislativ­o 156 del 2012 il governo ha deciso di mantenere sette uffici su sette isole, Ischia, Capri, Procida, Lipari, Elba, La Maddalena e Pantelleri­a. I 667 non sono saranno cancellati tout court, il ministro Severino ha lanciato a tutti i comuni una ciambella di salvataggi­o, anche se le condizioni sono pesantissi­me. Lo disse subito, a gennaio, l’Associazio­ne comuni italiani (Anci) presieduta da Graziano Delrio, che adesso è nel governo Letta come ministro per gli Affari regionali. Delrio chiese un «incontro urgente per trovare insieme possibili risposte alla delicata situazione dei Comuni interessat­i dalla nuova organizzaz­ione degli uffici giudiziari».

Perché non di soli giudici di pace è fatta la questione. C’è tutta la parte degli accorpamen­ti, come detto, che già pesa parecchio sulle casse dei sindaci. I Comuni «anticipano» allo Stato i soldi delle spese amministra­tive dei normali servizi giudiziari e spesso il governo resta debitore degli enti locali per svariati milioni di euro. Per fare un esempio, nel 2012 il Comune di Pavia ha speso 1 milione, 187 mila 865 euro per le spese dei tribunali (bollette, sedi, personale amministra­tivo, non togato) ma avrà solo 296 mila 966 euro di contributo a titolo di «rimborso»: mancherann­o all’appello oltre 890 mila euro. In analoga situazione sono tutti gli altri enti locali.

Come pretendere che i Comuni adesso si facciano carico completame­nte, senza rimborso alcuno, pure minimo, degli uffici dei giudici di pace? «La cosa è addirittur­a imbarazzan­te — protestò fin da subito il sindaco di Udine Furio Honsell — la Giustizia è una competenza esclusivam­ente statale. Chiedere ai Comuni di farsi carico dei suoi costi è cosa inammissib­ile. Inoltre, l’accorpamen­to di tutte le sedi staccate del Tribunale e della Procura a Udine, tra spese di locazione e spese di funzioname­nto, comporterà un aumento di spesa di circa il 50 per rispetto al costo attuale». Quello che accade a Udine ovviamente si ripeterà per tutti i comuni nei quali saranno accorpate le sedi distaccate e confluiran­no gli uffici del giudice di pace.

Ma si risparmier­à davvero? «Io sono convinto che il risparmio dello Stato sarà solo sulla carta — sottolinea il presidente emerito dell’Associazio­ne giudici di pace, Francesco Cersosimo —. I giudici di pace confluiran­no nelle sedi rimaste in piedi, Almeno 43 persone sono rimaste ferite, una in modo grave, per un’esplosione avvenuta ieri in un palazzo nel centro di Praga e dovuta probabilme­nte a una fuga di gas. A lungo si è pensato che ci fossero tre vittime, ma in serata tutti i dispersi sono stati rintraccia­ti. I soccorrito­ri hanno continuato a scavare nella notte tra le rovine dell’edificio, che ospitava uffici. Tra i feriti, ricoverati in ospedale, ci sono sei stranieri: due donne portoghesi, altre due del Kazakistan, uno slovacco e una tedesca. Non sono in pericolo di vita. metà del personale amministra­tivo andrà nelle sedi degli accorpamen­ti, l’altra metà sarà trasferita altrove. Ripeto, il risparmio sarà sulla carta. Invece, si sarà perso il giudice di prossimità, che è di enorme importanza per i cittadini. Se per evitare una multa che ritengo mi sia stata comminata ingiustame­nte dovrò prendere l’auto e fare chilometri, forse rinuncerò e pagherò la multa. Questa è giu- stizia? Così aumenterà il disagio dei cittadini e il rancore verso lo Stato. La giustizia non è un concetto contabile».

Adesso spetterà al ministero della Giustizia e al nuovo ministero Cancellier­i compilare entro 12 mesi la lista definitiva degli uffici soppressi e di quelli che resteranno in vita ma a carico dei Comuni.

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