«Fiat-chrysler, destinazione Wall Street»
L’utile cala a 31 milioni. Trimestre «non spettacolare» anche per gli Usa
MILANO — Qualche vago, velato accenno nelle scorse settimane. La conferma diretta adesso: Fiat-Chrysler, una volta sistemato il pacchetto Veba e completata la fusione, farà rotta su Wall Street. «È il mercato dei capitali più efficienti sul quale posso operare». E dunque sì: «Questa sarebbe la mia preferenza», risponde Sergio Marchionne agli analisti nel giorno in cui, da Detroit, tiene fermi i target 2013 pur presen- 740 a 435 milioni, netti da 473 a 166.
A cascata, gli effetti tagliano in modo persino più netto i conti della capogruppo. La politica di contenimento dei costi in Europa consente a Fiat di abbassare del 25% le perdite nel Vecchio Continente (gestione ordinaria da —207 a —157 milioni di euro). E l’America Latina è in linea con gli obiettivi annui. Ecco però cos’è la trimestrale del Lingotto senza il contributo cui Chrysler ha abituato: per quanto sia tutto sommato contenuto l’impatto su ricavi e risultato della gestione ordinaria (i primi scendono del 2% a 19,8 miliardi, la seconda va da 806 a 618 milioni), gli utili netti finiscono quasi azzerati. Erano 262 milioni nel primo trimestre 2012. Sono 31 adesso.
Vale quindi per l’intero gruppo — i cui debiti salgono da 6,5 a 7,1 miliardi, ma con liquidità a sua volta in aumento da 20,8 a 21,3 — il commento che in conference call Marchionne riserva alla sola controllata Usa: «Non un trimestre spettacolare». Ed è vero che «ce l’aspettavamo». È però vero pure che «ci auguravamo fosse un po’ meglio».
Il leader di Fiat-Chrysler promette in ogni caso, in parallelo all’arrivo dei nuovi modelli Jeep e Ram, uno scatto sufficiente al recupero. Tant’è che aveva preannunciato una revisione dei target 2013, mentre ora gli obiettivi li conferma. Allo stesso modo sono confermate le tappe della fusione con Chrysler. Punto primo, cercare di portare a casa l’accordo con Veba: «Loro intendono monetizzare», Fiat la liquidità ce l’ha, quel che «occorre» per non passare dall’Ipo è «stabilire un prezzo realistico: il dialogo è aperto, sono fiducioso». Punto secondo, procedere alla fusione. Che — Marchionne ieri l’ha di fatto «ratificato» — secondo lo schema Industrial-Cnh porterebbe la nuova società alla quotazione a Wall Street. Milano ( dove i er i i l t i t ol o ha perso l’1,1%) forse non sparirebbe. Ma può aspirare al massimo al ruolo di listino secondario.
Il contenzioso Il contenzioso con Veba sul valore della quota