Corriere della Sera

«Fiat-chrysler, destinazio­ne Wall Street»

L’utile cala a 31 milioni. Trimestre «non spettacola­re» anche per gli Usa

- Raffaella Polato

MILANO — Qualche vago, velato accenno nelle scorse settimane. La conferma diretta adesso: Fiat-Chrysler, una volta sistemato il pacchetto Veba e completata la fusione, farà rotta su Wall Street. «È il mercato dei capitali più efficienti sul quale posso operare». E dunque sì: «Questa sarebbe la mia preferenza», risponde Sergio Marchionne agli analisti nel giorno in cui, da Detroit, tiene fermi i target 2013 pur presen- 740 a 435 milioni, netti da 473 a 166.

A cascata, gli effetti tagliano in modo persino più netto i conti della capogruppo. La politica di contenimen­to dei costi in Europa consente a Fiat di abbassare del 25% le perdite nel Vecchio Continente (gestione ordinaria da —207 a —157 milioni di euro). E l’America Latina è in linea con gli obiettivi annui. Ecco però cos’è la trimestral­e del Lingotto senza il contributo cui Chrysler ha abituato: per quanto sia tutto sommato contenuto l’impatto su ricavi e risultato della gestione ordinaria (i primi scendono del 2% a 19,8 miliardi, la seconda va da 806 a 618 milioni), gli utili netti finiscono quasi azzerati. Erano 262 milioni nel primo trimestre 2012. Sono 31 adesso.

Vale quindi per l’intero gruppo — i cui debiti salgono da 6,5 a 7,1 miliardi, ma con liquidità a sua volta in aumento da 20,8 a 21,3 — il commento che in conference call Marchionne riserva alla sola controllat­a Usa: «Non un trimestre spettacola­re». Ed è vero che «ce l’aspettavam­o». È però vero pure che «ci auguravamo fosse un po’ meglio».

Il leader di Fiat-Chrysler promette in ogni caso, in parallelo all’arrivo dei nuovi modelli Jeep e Ram, uno scatto sufficient­e al recupero. Tant’è che aveva preannunci­ato una revisione dei target 2013, mentre ora gli obiettivi li conferma. Allo stesso modo sono confermate le tappe della fusione con Chrysler. Punto primo, cercare di portare a casa l’accordo con Veba: «Loro intendono monetizzar­e», Fiat la liquidità ce l’ha, quel che «occorre» per non passare dall’Ipo è «stabilire un prezzo realistico: il dialogo è aperto, sono fiducioso». Punto secondo, procedere alla fusione. Che — Marchionne ieri l’ha di fatto «ratificato» — secondo lo schema Industrial-Cnh porterebbe la nuova società alla quotazione a Wall Street. Milano ( dove i er i i l t i t ol o ha perso l’1,1%) forse non sparirebbe. Ma può aspirare al massimo al ruolo di listino secondario.

Il contenzios­o Il contenzios­o con Veba sul valore della quota

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Auto L’amministra­tore delegato di Fiat Sergio Marchionne

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